Nell'accesa discussione politica riguardante la riforma delle Pensioni e la legge di bilancio tornano a farsi sentire i comitati dei lavoratori. In particolare, nelle ultime ore è il CODS a ribadire la propria posizione sia rispetto alla prosecuzione delle uscite anticipate tramite la Quota 100, sia per quanto concerne la necessità di prendere in considerazione il riconoscimento delle rivendicazioni femminili. Il tutto al fine di riequilibrare le problematiche relative alle differenze di genere che ancora oggi affliggono purtroppo le regole di accesso all'Inps.

Armiliato (CODS) contraria alla cancellazione della Quota 100

Ad esprimere la propria contrarietà rispetto alle recenti ipotesi di abolizione della Quota 100 è la fondatrice del Comitato Opzione Donna Social, la quale ricorda che, pur potendo prendere qualsiasi posizione sul tema, "una legge non si può cancellare come fosse un tratto di matita e, dunque: solo parole ad effetto". Secondo Orietta Armiliato, l'impianto normativo alla base del meccanismo di prepensionamento è quindi destinato a restare in funzione anche il prossimo anno. Ovviamente un caso differente riguarda le nuove leggi che sono al momento in fase di approvazione. Questo perché sono possibili sicuramente degli interventi correttivi, al fine di migliorare le tutele esistenti.

La proposta del Comitato per l'avvio di una Quota 100 rosa

Stante la situazione, dal CODS si rivendica ormai da tempo la necessità di modificare il provvedimento di legge avviato dal precedente esecutivo creando un nuova "Quota 100 rosa". In questo modo si darebbe la possibilità di fruire del meccanismo di prepensionamento "alle donne che non possono accedere a causa delle carriere discontinue, con requisiti pari a 62 anni di età e 36 (in luogo dei 38) di contribuzione".

Così facendo si potrebbe confermare "in questi due minori anni il valore del lavoro di cura domestico che le donne si sobbarcano, ma che mai è stato riconosciuto tangibilmente". Il provvedimento rappresenterebbe quindi un passo in avanti verso la valorizzazione del "welfare gratuito che le donne italiane elargiscono", attraverso un riconoscimento che potrebbe risultare universale e non legato in senso specifico ad alcuni criteri.

In sintesi, si tratterebbe quindi di un provvedimento che agendo in tandem con la proroga dell'Opzione donna al 2023 potrebbe portare la Legge di Bilancio 2020 verso maggiore equità. Il tutto con costi contenuti rispetto ad altre proposte che avrebbero lo svantaggio di risultare maggiormente onerose ed allo stesso tempo meno inclusive rispetto alla problematica del gender gap ed alle altre istanze delle lavoratrici.