Confermati in manovra gli aumenti delle pensioni Inps per effetto della piena rivalutazione degli assegni fino a 2.029 euro al mese. L’aumento dovrebbe riguardare 2,8 milioni di pensionati ma non soddisfa i sindacati che la definiscono senza mezzi termini ‘una elemosina’. L’annunciato aumento, infatti, si riferisce all’introduzione della piena rivalutazione delle Pensioni comprese fra tre e quattro volte il trattamento minimo Inps che, a conti fatti, si tradurrebbe in un aumento pari a circa 3 euro l’anno.
Aumenti pensioni, la manovra sblocca la piena rivalutazione degli assegni
Confermato nella bozza della legge di bilancio lo sblocco della piena rivalutazione degli assegni. Come si era appreso dalle anticipazioni circolate nei giorni scorsi, sarà riconosciuta una rivalutazione pari al 100% dell’inflazione rilevata dall’indice Istat anche ai pensionati che percepiscono un assegno compreso tra 1.522 e 2.029 euro al mese, vale a dire fra tre e quattro volte il trattamento minimo riconosciuto dall’Inps. Ad ora, la piena rivalutazione é riconosciuta solo alle pensioni di importo entro due volte il trattamento minimo e in percentuale inferiore man mano che l’assegno cresce. Nel caso degli importi fino a 2.029 euro è del 97%, per le pensioni tra le quattro e le cinque volte il minimo, quindi tra i 2.029 e i 2.537 euro, la rivalutazione è del 77% (dal 2022 dovrebbe passare al 90%) e così via, fino a scendere al 40% per le pensioni nove volte il minimo.
Per avere un’idea dell’entità dell’aumento di cui si parla, a fronte di un’inflazione pari allo 0,3% annuo, con una percentuale di rivalutazione del 97% si recuperano poco più di 76 euro che, grazie all’introduzione della rivalutazione al 100% diventerebbero circa 79, pari ad un aumento annuo di circa 3 euro, 25 centesimi al mese.
I sindacati: ‘L’aumento delle pensioni è un’elemosina’
L’aumento delle pensioni Inps secondo quanto previso dalla manovra, ha suscitato immediate proteste da parte dei sindacati di categoria, in particolare da parte di Ivan Pedretti, leader dei pensionati Cgil, che ha definito l’incremento ‘una elemosina’, soprattutto in considerazione del fatto che ‘il blocco delle perequazioni ha lasciato nelle casse dello Stato, negli ultimi sette anni, la cifra di 44 miliardi di euro’.
Secondo Pedretti, inoltre, un intervento serio sulle pensioni dovrebbe comprendere la rivalutazione almeno fino a 3.000 euro al mese (sei volte il minimo) e l’allargamento della quattordicesima anche agli assegni tra i 1.000 e i 1.500 euro al mese.
Argomenti che saranno sicuramente rilanciati nella prossima manifestazione nazionale che lo Spi-Cgil ha convocato per il prossimo 16 novembre a Roma.