In Italia la possibilità di andare in pensione anticipata con la quota 100 scadrà il 31 dicembre 2021, ma la prossima Manovra Finanziaria, tra nove mesi, dovrà delineare le misure di riforma delle Pensioni che dovranno essere attuate per non creare lo scalone previdenziale a partire dal 1° gennaio 2022. Ovvero, fare in modo che i contribuenti che maturino la quota 100 subito dopo il termine della sperimentazione non debbano rimandare la propria pensione attendendo i requisiti della riforma Fornero, ovvero i 67 anni di età per le pensioni di vecchiaia o i 42 anni e dieci mesi per le pensioni anticipate.
Le possibili modifiche alla quota 100, secondo le conclusioni alle quali sono arrivate al Cnel Tiziano Treu, Alberto Brambilla, Cesare Damiano ed altri esperti di materia previdenziale, partono dalla necessità che le future pensioni siano flessibili, intendendo con questo termine la necessità di avere un ventaglio di scelte di uscita e di accettare il ricalcolo dell'assegno con il meccanismo contributivo. In tale contesto, le novità più attese riguardano i requisiti per le pensioni anticipate, la necessità di mandare in pensione i precoci che attendono la quota 41 e una nuova quota 102.
Riforma pensioni anticipate: ultime novità di oggi su modifiche uscita quota 100
Da qui la proposta di Alberto Brambilla, proprio uno degli ideatori delle pensioni anticipate a quota 100 salvo poi misurare numeri di uscita da lui giudicati come "un flop".
Quota 100 nel primo anno di sperimentazione, il 2019, per Brambilla non avrebbe risolto i problemi della rigidità dei requisiti richiesti dalla riforma Fornero, non avrebbe creato la staffetta occupazionale tra generazioni e, in fatto di numeri, non avrebbe mantenuto le aspettative di pensionamenti a 62 anni unitamente ai 38 di contributi richiesti come stimato un anno fa quando fu introdotta la misura.
Nello scorso anno, infatti, sono andati in pensione con quota 100 circa 175 mila contribuenti: considerando anche le uscite con opzione donna, Ape social e blocco dell'aspettativa di vita a 42 anni e dieci mesi il numero sale a 214 mila, ben lontano dai 330 mila pensionamenti in deroga alla Fornero preventivati. Tuttavia, prevedere di abolire quota 100 nel 2020 sarebbe stato dannoso: lo stop immediato della misura avrebbe creato immediatamente 10 mila esodati, contribuenti che già hanno maturato i requisiti di uscita e che hanno preso, per tempo, accordi aziendali per beneficiare della pensione a 62 anni.
Senza contare i tanti che hanno già programmato di beneficiare della misura per la imminente maturazione dei requisiti nel corso del 2020. Tuttavia, lo stesso Brambilla avverte della necessità di una riforma pensionistica definitiva, "una volta per tutte".
Pensione anticipata post quota 100: spunta quota 102, età di uscita a 64 anni e 38 di contributi
E, dunque, nel corso del 2020 si prospetta un lungo dialogo del Governo con i sindacati per una riforma delle pensioni che possa risultare flessibile per tutti. Un ventaglio di possibilità di uscita nel quale quota 100 sarebbe riformata in quota 102, ovvero con un'età anagrafica minima pari a 64 anni e con un numero di anni di contributi costante di 38 anni.
Ma, raggiunti i requisiti, i lavoratori dovrebbero manifestare la propria scelta "flessibile", ovvero quella di accettare che la futura pensione sia ricalcolata con il meccanismo contributivo. Una scelta che, per molti, sarebbe in realtà obbligata dato il maggior peso del contributivo rispetto al retributivo atteso già a partire dal 2020. Della riforma Fornero rimarrebbe solo l'adeguamento dell'età di uscita alla speranza di vita a partire dagli attuali 67 anni della pensione di vecchiaia, perché la pensione anticipata (i cui requisiti sono stati bloccati fino al 2026 dalla legge di Bilancio 2019) rimarrebbero stabili per sempre e pari ai consueti 42 anni e dieci mesi di contributi per gli uomini e un anno in meno per le donne.
Pensioni anticipate, non solo quota 100: precoci quota 41 e Ape social
Ulteriore novità della proposta di riforma delle pensioni e del post quota 100 di Brambilla riguarda i lavoratori precoci che attendono la quota 41 per tutti svincolata dalle attuali condizioni sociali ed economiche previste per l'Ape social: 41 anni e 10 mesi di contributi per l'uscita, senza ulteriori paletti e a qualsiasi età. Per i lavoratori giovani, invece, i propositi di riforma prevedono la pensione di garanzia, ma con almeno 30 anni di contributi: in questo caso, l'importo minimo del trattamento pensionistico si aggirerebbe sui 630 euro. In più, la discussione sulla riforma dovrà prendere in considerazione i lavori gravosi sui quali, negli anni, è stato incessante il lavoro di Cesare Damiano: in tal senso, l'Ape social dovrebbe far spazio ai fondi esuberi di categoria che andrebbero a finanziare l'uscita di chi abbia alle spalle anni di attività faticose.