Inizierà domani il tanto atteso confronto tra il governo giallorosso e le parti sociali sulla riforma delle Pensioni. L’obiettivo dichiarato da entrambe le parti è il superamento della legge Fornero, varata nove anni fa dal Governo monti sostenuto da una maggioranza parlamentare di larghe intese, e lo scalone della Quota 100, la misura introdotta in via sperimentale per tre anni dal precedente esecutivo gialloverde e confermata da quello attuale sempre presieduto dal premier Giuseppe Conte.

Pensioni, parte il cantiere per modificare la legge Fornero

A pesare sulla mediazione per la riforma delle pensioni, comunque, oltre che le coperture finanziarie con cui si dovranno fare i conti, è il risultato delle elezioni regionali in Calabria e soprattutto in Emilia Romagna a cui sembrerebbe legata addirittura la tenuta della stessa maggioranza di governo. Alla riunione convocata per domani dal Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Nunzia Catalfo, saranno presenti anche rappresentati del Ministero dell’Economia e delle Finanze diretto da Roberto Gualtieri e il Presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. L’incontro sarà articolato in tre sessioni, secondo quanto si apprende dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.

Cominceranno a parlare, alle ore 11, i leader dei tre sindacati più rappresentativi: Uil, Cisl e Cgil, rispettivamente guidati da Carmelo Barbagallo, Annamaria Furlan e Maurizio Landini.

Saranno riviste le nuove pensioni anticipate con Quota 100

Alle ore 15 saranno sentiti i rappresentanti di altre organizzazioni sindacali: Ugl, Cisal, Usb e Confsal.

Poi, alle ore 17:30, ci si avvierà verso le conclusioni della riunione con gi interventi dei rappresentanti di: Cgs, Cida, Usae, Cosmed, Confedir, Cse, Unadis e Codirp. Al centro della riforma del sistema pensionistico il superamento della legge Fornero e anche della Quota 100 che la Lega di Matteo Salvini vorrebbe però mantenere e in questa direzione è sembrato orientato anche il Movimento 5 Stelle, tranne che non cambi idea con il nuovo corso del post Luigi Di Maio che nei giorni scorsi ha rassegnato le dimissioni da capo politico dei pentastellati.

Quello relativo alla pensione anticipata a 62 anni con 38 anni di contributi è uno dei nodi da sciogliere subito poiché questa soluzione previdenziale – che insieme al reddito di cittadinanza è una delle misure simbolo del precedente governo gialloverde – scadrà alla fine del 2021 e il governo ha già fatto sapere che non intende prorogarla.

Sulla riforma delle pensioni da sciogliere il nodo sulla spesa

Il rischio, dunque, è che nel 2022, quando a tutti i lavoratori, per l’uscita dal lavoro, saranno richiesti i requisiti attualmente richiesti dalla legge Fornero (67 anni e 20 anni di contributi), si realizzi il cosiddetto “scalone”, che comporterà un salto di ben cinque anni per poter accedere al trattamento previdenziale.

Il nodo che certamente sarà più difficile da sciogliere sarà quello relativo alle coperture finanziarie: non a caso, nella commissione tecnica che nominerà il ministro del Lavoro, ci saranno anche tecnici del Ministero dell’Economia in modo che le diverse proposte potranno essere discusse in rapporto ai conti per comprendere subito se siano sostenibili o meno e, in ogni caso, per capire dove poter trovare le risorse necessarie. In tal senso, come già anticipato dal governo, saranno anche riutilizzati i fondi risparmiati per le pensioni anticipate con Quota 100 chieste da circa 200mila lavoratori, un numero di gran lunga inferiore a quello inizialmente previsto dal governo e dall’Istituto nazionale per la previdenza sociale.