Arriva dai sindacati la proposta per la riforma delle Pensioni e il superamento sia della Quota 100 che della legge Fornero: uscita a 62 anni in presenza di almeno 20 anni di contributi oppure la Quota 41 indipendentemente dall'età anagrafica. In più, la riforma andrebbe a toccare le categorie lavorative deboli: in tal senso, la flessibilità in uscita dovrebbe essere assicurata ai lavoratori impegnati in attività gravose, alle donne e ai giovani che hanno carriere discontinue. E' questa la controproposta della Cgil, Cisl e Uil, non solo per andare oltre alla Quota 100 che sarà in vigore fino al 31 dicembre 2021, ma anche per eliminare il meccanismo di adeguamento alla speranza di vita delle pensioni introdotto, anche alle pensioni anticipate, dalla riforma Fornero.

Uscita pensioni a partire dai 62 anni: ultime novità di oggi su proposta sindacati per il dopo Quota 100

Proprio negli ultimi giorni si sono succedute varie proposte di riforma delle pensioni anticipate e di modifica della Quota 100. A partire dal 1° gennaio 2022, in vista dei disagi che avrebbero i lavoratori che maturino i 62 anni di età e i 38 di contributi in ritardo rispetto al termine della sperimentazione, l'idea sulla quale convergono i maggiori esperti in materia pensionistica (tra i quali Alberto Brambilla e Tommaso Nannicini) è quella di aumentare l'età di uscita a 64 anni e di ricalcolare le pensioni con il meccanismo contributivo, ovvero in base al numero di anni di versamenti fatti durante la vita lavorativa.

Il numero di anni di contributi necessario per uscire con la nuova Quota 100 dovrebbe essere pari a 37/38 (diventando, in tal caso, quota 101 o quota 102). I sindacati respingono queste ipotesi di riforma della Quota 100 soprattutto sui punti dell'aumento dell'età e del ricalcolo contributivo che contiene un'implicita penalizzazione, un taglio della pensione, per i lavoratori che risiedano nel sistema misto ma che vantino diversi anni, fino a 15, nel più vantaggioso meccanismo retributivo.

Riforma pensioni anticipate, post Quota 100: sindacati chiedono pensione a 62 anni e Quota 41

Bocciata, pertanto, l'idea di sostituire le pensioni anticipate a quota 100 con la quota 102, i sindacati propongono una riforma delle pensioni nella quale i lavoratori dovrebbero avere la possibilità di uscita dal lavoro a partire dai 62 anni con almeno 20 di versamenti.

Il calcolo della pensione, rispetto alle ipotesi di riforma della Quota 100, dovrebbe avvenire in modalità pro-rata, lasciando che i contributi versati con il meccanismo retributivo non vengano ricalcolati e, pertanto, penalizzati. L'alternativa all'uscita a 62 anni (che costituirebbe uno sconto all'attuale pensione di vecchiaia di cinque anni rispetto ai 67 richiesti ad oggi) è un vecchio progetto della Lega di Matteo Salvini e del M5S di Luigi Di Maio che avrebbe dovuto sostituire le pensioni a Quota 100 proprio dal 2022 tenendo conto delle esigenze dei lavoratori precoci ovvero quello della Quota 41 per tutti: indipendentemente dall'età di uscita, alla maturazione dei 41 anni di contributi, i lavoratori che hanno iniziato a lavorare da adolescenti, o comunque in giovane età, avrebbero la possibilità di andare in pensione.

Flessibilità pensioni e riforma Quota 100: Ghiselli spiega le nuove pensioni da 62 anni o a quota 41

Riforma delle pensioni, superamento della legge Fornero e dell'uscita anticipata a quota 100 e introduzione della Quota 41 non esulano dal concetto di flessibilità in questi giorni fatto proprio dai vari schieramenti politici per arrivare ad una nuova legge strutturale delle pensioni. A spiegare la flessibilità così come intesa dai sindacati è Roberto Ghiselli, segretario confederale della Cgil, il quale propone un ritorno alla riforma delle pensioni targata Lamberto Dini del 1995 prevedendo un'uscita flessibile da lavoro dai 57 ai 65 anni di età, originariamente studiata esclusivamente per i lavoratori ricadenti nel sistema contributivo puro, ovvero per i contribuenti che abbiano iniziato a lavorare a partire dal 1° gennaio 1996.

La proposta spiegata dal sindacalista della Cgil prevede che questa flessibilità venga applicata anche ai lavoratori che, ad oggi, ricadano nel sistema pensionistico "misto", rivedendo i margini di uscita con le proposte odierne dei sindacati. Proprio a partire dai 62 anni, dunque, i lavoratori dovrebbero poter scegliere, flessibilmente, la propria età di uscita approfittando della maturazione dell'età minima oppure decidendo di continuare a lavorare in vista di una pensione più alta. In alternativa, prescindendo dall'età, l'uscita verrebbe garantita ai lavoratori che arrivino alla maturazione dei 41 anni di contributi.