Oggi 7 febbraio l'Istituto Previdenziale italiano ha pubblicato una importante circolare ufficiale con cui spiega nello specifico i requisiti di accesso alle Pensioni valevoli per i prossimi anni. Una circolare chiarificatrice che l'Inps ha voluto emanare per fugare tutti i dubbi riguardanti l'adeguamento delle pensioni all'aspettativa di vita. Infatti i requisiti di accesso alle pensioni resteranno inalterati fino all'inizio del 2023, quando bisognerà verificare i dati Istat sulla stima di vita della popolazione italiana e valutare che impatto questi dati avranno sulle soglie di uscita dal mondo del lavoro.

Per le pensioni di vecchiaia, le anticipate ed anche per alcune scorciatoie che la normativa vigente prevede, nulla cambierà fino al 31 dicembre 2022. Anche per i lavori gravosi, resta in vigore per i prossimi anni l'agevolazione della pensione di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi.

Pensioni, la nuova circolare Inps n° 19/2020

La comunicazione dell'Inps spiega nel dettaglio cosa prevede il decreto interministeriale (atto congiunto emanato dal Ministero del Lavoro e da quello dell'Economia e Finanze) del 5 dicembre 2019. Argomento centrale del decreto e quindi della circolare n° 19 del 7 febbraio è l'adeguamento dei requisiti pensionistici alle aspettative di vita. L'Inps certifica che dal punto di vista degli adeguamenti alle aspettative di vita, il prossimo scatto si avrà solo nel 2023.

Quindi sia per il 2020 che per il biennio successivo, nulla cambierà dal punto di vista dei requisiti da maturare per poter andare in pensione.

Pensioni anticipate senza limiti di età

Per le pensioni anticipate la condizione utile per poter maturare il diritto alla pensione resta a 42 anni e 10 mesi di contribuzione versata, indipendentemente dall'età anagrafica del soggetto interessato.

E resta in piedi anche l'anno di sconto per le lavoratrici, che potranno accedere alla pensione, sempre indipendentemente dall'età, con 41 anni e 10 mesi di contribuzione previdenziale. Per tutti resta necessario maturare almeno 35 anni di contribuzione effettiva da lavoro. Per le pensioni anticipate resta confermato quindi il blocco degli adeguamenti come previsto dal cosiddetto decretone con cui Lega e Movimento 5 Stelle vararono la quota 100.

Uno stop che sarà valido fino a tutto il 2026. Per le pensioni anticipate occorre ricordare che dal primo gennaio scorso, la decorrenza della prestazione previdenziale è posticipata di 3 mesi rispetto alla data di maturazione del diritto alla pensione. In pratica, maturando i 42 anni e 10 mesi di contributi versati, si dovranno attendere 3 mesi per poter incassare il primo rateo di pensione. Questo perché dal 1° gennaio 2019, sulle pensioni anticipate è stato imposto il sistema delle finestre mobili.

I salvaguardati dalla legge Fornero

Resta confermata anche la possibilità di andare in pensione con quota 98 e quota 99 per tutti i soggetti che sono rientrati nella salvaguardia rispetto alla riforma Fornero.

Fino al 31 dicembre 2022, potranno andare in pensione coloro che sono in possesso di una anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e di un'età pari o superiore a 62 anni. Si tratta delle pensioni con il cosiddetto sistema a quota che prevede il contestuale raggiungimento di quota 98 per tutti i lavoratori dipendenti, sia pubblici che privati e di quota 99 per i lavoratori autonomi. Tutto confermato anche per i trattamenti pensionistici per settori particolari come lo sport o lo spettacolo. Anche in questo caso, nessun cambiamento per i ballerini che hanno diritto alla pensione di vecchiaia una volta compiuti i 47 anni di età, per i cantanti che vanno in quiescenza una volta raggiunti i 62 anni di età e per gli sportivi a partire dai 54 anni per gli uomini e 53 anni per le donne.

Pensione di vecchiaia a 67 anni

Naturalmente nulla cambia nemmeno per uno dei pilastri del sistema, cioè la pensione di vecchiaia. L'accesso a questa misura resta fissato a 67 anni di età e 20 anni di contribuzione minima da versare, indipendentemente dal genere del richiedente o dalla tipologia di lavoro svolta. Quindi, uscita a 67 anni per tutti gli iscritti all'assicurazione generale obbligatoria, alle forme sostitutive ed esclusive della medesima e alla Gestione separata, che siano donne o uomini. Conferma anche per la pensione di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi per lavoratori che abbiano svolto lavori gravosi o lavori usuranti. In questo caso però sono necessari 30 anni di contributi versati e non 20.

E resta fermo a 71 anni anche il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia per chi ha il primo contributo versato dopo il 31 dicembre 1995. In questo caso per poter andare in pensione bastano solo 5 anni di contributi versati.