Le Pensioni anticipate a Quota 100 hanno mostrato il loro peso nelle uscite previdenziali del 2019. Secondo gli ultimi dati dell'Inps, infatti, tre quarti delle 535.573 nuove pensioni dello scorso anno sono state riconosciute a lavoratori entro i 64 anni di età, ben al di sotto dell'età prevista per le pensioni di vecchiaia a 67 anni. Nei numeri complessivi dei nuovi pensionamenti, dunque, l'effetto di Quota 100 si è fatto sentire e, proprio in queste settimane, la soglia dei 64 anni è quella sulla quale si stanno facendo i vari ragionamenti in vista della modifica della stessa misura introdotta nel 2019 e, più in generale, del nuovo corso delle pensioni.

Pensioni anticipate: ultime novità di oggi su riforma Quota 100 e uscita a 64 anni

Tuttavia le ipotesi di riforma delle pensioni anticipate a Quota 100 al termine della sperimentazione prevista fino al termine del 2021 a partire dai 64 anni, e non più dai 62, si basano sul ricalcolo della futura pensione con il meccanismo contributivo, corrispondente al numero di anni di versamenti che si sono accumulati nel corso della carriera lavorativa, come succede per un'altra misura di pensione anticipata in vigore anche nel 2020, ovvero l'Opzione donna. La sostituzione della quota 100 con la quota 102, dunque, non solo registrerebbe un aumento del requisito anagrafico, ma comporterebbe un taglio dell'assegno di pensione che andrebbe a penalizzare in misura differente i lavoratori a seconda del numero di anni di contributi versati, della carriera lavorativa e del fatto che si provenga da un lavoro alle dipendenze o da attività autonome.

Pertanto, l'ipotesi di riforma delle pensioni nella direzione della flessibilità che si sta facendo strada nelle intenzioni del governo comporterebbe la scelta (e la convenienza) dei lavoratori se lasciare il lavoro appena possibile oppure rimandare l'uscita in vista di un assegno di pensione più sostanzioso.

Pensione anticipata con Opzione donna simile per calcolo contributivo alle ipotesi riforma Quota 100

Dall'esperienza delle uscite dell'Opzione donna è possibile fare delle previsioni relative alle pensioni anticipate con la riforma di Quota 100 aumentandone l'età minima di uscita e introducendo il ricalcolo contributivo per la futura pensione.

Infatti, considerando che gli anni di contributi richiesti per l'Opzione donna sono di qualche anno inferiori a quelli richiesti per Quota 100 (35 anni contro i 38 della misura introdotta da Matteo Salvini e Luigi Di Maio), il ricalcolo contributivo comporterebbe un onere, in termini di penalizzazione, non troppo distante da quello che fino ad oggi hanno sperimentato le lavoratrici. A maggior ragione che, nelle varie relazioni tecniche accompagnatorie allegate alla proroga dell'Opzione donna, il governo ha indicato la riduzione dell'assegno di pensione variabile dall'8 al 18 percento per le dipendenti che uscissero da lavoro a 58 anni e con 35 di contributi e dal 17 al 27 percento per le autonome che beneficiassero della pensione anticipata a 59 anni.

Un taglio, dunque, che potrebbe essere analogo per la flessibilità in uscita, obiettivo cardine della riforma delle pensioni della quale si discuterà nel 2020 in vista del superamento di Quota 100 e della strutturalità dei meccanismi previdenziali per andare oltre ai requisiti richiesti dalle misure rientranti nella legge Fornero.

Riforma pensioni anticipate e metodo contributivo: le novità attese per Quota 100

Va anche ricordato, in relazione alle possibili modifiche delle pensioni anticipate della Quota 100, che tra le ipotesi di modifica rientrerebbe una riduzione degli anni di contributi rispetto a quelli ad oggi richiesti: infatti, dai 38 anni si potrebbe scendere a 37 o a 36 anni, lasciando inalterata la quota stessa o aumentandola di una unità.

In ogni modo, la riduzione degli anni di contributi richiesti non farebbe altro che avvicinare le due misure (Quota 100 e Opzione donna), se non altro per gli effetti delle penalizzazioni legate al ricalcolo contributivo. In ultima analisi, è da rilevare che per tutti i contribuenti la quota di pensione inerente agli anni dal 2012 in poi, ovvero a partire dalla riforma Fornero, è calcolata in ogni modo con il meccanismo contributivo, per chi andando avanti con gli anni l'effetto "deterrente" di questo tipo di sistema andrà via via diminuendo.