"È già tutto pronto per i tagli sulle Pensioni", questo è ciò che prevede un articolo del quotidiano Il Giornale. Tagli sulle pensioni future, perché stando a quanto emerge dai ripetuti incontri tra governo e parti sociali, le nuove misure di pensione anticipata saranno votate alla flessibilità in uscita, ma non saranno gratis per i futuri pensionati. Infatti se da un lato i sindacati vorrebbero misure a costo zero per i lavoratori, che dovrebbero poter scegliere quando lasciare il lavoro a partire dai 62 anni, per il governo occorre limitare l'esborso pubblico.

Non si potrà spendere più di quanto speso per quota 100, o addirittura, si potrà spendere solo quanto risparmiato con quota 100. Questo il margine che il governo continua ad avere disponibile. E le vie possibili probabilmente restano due. Taglio lineare in base agli anni di anticipo con cui un lavoratore riesce a centrare la pensione rispetto alla pensione di vecchiaia, o ricalcolo contributivo delle pensioni. In entrambi casi, pensionati penalizzati, ma dal punto di vista delle cifre, le differenze tra le due vie sono piuttosto marcate.

Il metodo di calcolo degli assegni

Il primo terreno di discussione tra parti sociali e rappresentanti dell'esecutivo è senza dubbio il sistema di calcolo delle pensioni.

Sistema contributivo o no, questo il dilemma uscito anche ieri sera nel summit sulla flessibilità al Ministero del Lavoro. I sindacati sono assolutamente contrari ad imporre ai pensionati, di accettare il ricalcolo contributivo per poter anticipare di qualche anno la quiescenza. Per il governo invece, questa sarebbe senza dubbio una via molto allettante, perché erogare pensioni con questo sistema di liquidazione, nel medio e nel lungo periodo, producono importanti risparmi.

Le pensioni di fatto verrebbero sforbiciate di parecchio, soprattutto per i pensionati che hanno carriere lavorative di molti anni nel sistema retributivo (prima del 1996). Con un sistema di liquidazione degli assegni integralmente contributivo, ci sarebbero pensionati che subirebbero un taglio del 30% sulla loro pensione. In altri termini, una pensione da 1.000 euro potrebbe scendere a 700, così come una da 2.000 euro scenderebbe a 1.400 euro.

La nuova via meno drastica in materia taglio

La posizione contraria dei sindacati sul ricalcolo contributivo ed il rischio di arrivare ad uno scontro, hanno spinto il governo a pensare ad una via alternativa per le ipotetiche misure di flessibilità. Un taglio lineare della pensione al posto del ricalcolo contributivo secco e integrale. In questo caso la penalizzazione sarebbe evidentemente più sopportabile. Si potrebbe puntare ad una penalizzazione del 2% per chi uscirebbe un anno prima dei 67 anni previsti per la pensione di vecchiaia ordinaria. E il taglio salirebbe con il salire degli anni di anticipo sfruttato dal pensionati, che uscendo a 65 anni subirebbe il 4% di decurtazione, che diventerebbe il 6% con pensionamento a 64 anni. Una penalità massima del 6% che porterebbe una pensione da 2.000 euro a 1.880 euro al mese. Su una da 1.000 euro invece, si passerebbe ad una da 940 euro.