La riforma delle Pensioni, rimandata al 2021 per trovare una soluzione al termine della sperimentazione triennale della quota 100, dovrà fare i conti con la pesante eredità dell'emergenza sanitaria in corso e del rischio di un numero elevato di lavoratori disoccupati una volta che sarà terminato il blocco dei licenziamenti stabilito dai recenti decreti del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Infatti, proprio con l'approssimarsi della scadenza della cassa integrazione in deroga dei primi mesi del 2021 (le stime parlano di una salvaguardia di 600.000 lavoratori) l'incognita Covid potrebbe realmente cambiare le carte in tavola a un percorso di riforma previdenziale che già aveva mosso i primi passi durante il 2020.
In tal senso il governo, prevedendo l'emergenza lavorativa e previdenziale con la quale bisognerà fare i conti al termine delle fasi di contagio, si è già mosso prevedendo nella legge di Bilancio 2021 la possibilità per le imprese di ricorrere al prepensionamento del personale in esubero con uscita anticipata di cinque anni rispetto alla pensione di vecchiaia o all'anzianità contributiva. Ma ulteriori misure di uscita prima potrebbero essere introdotte nel prossimo anno portando i lavoratori in pensione già dai 62 anni a fronte, però, di tagli del futuro assegno pensionistico commisurati agli anni di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia.
Pensioni anticipate: ultime notizie su quota 100 nel 2021, uscite in aumento per l'emergenza Covid
È questo lo scenario nel quale si riapriranno i tavoli di confronto tra governo e sindacati per la riforma delle pensioni del prossimo anno, in vista del superamento della quota 100 a partire dal 1° gennaio 2022. Proprio la misura che consente l'uscita anticipata a partire dai 62 anni e con 38 di contributi sta registrando incrementi delle adesioni in corrispondenza del periodo di incertezza dettato dal Covid.
Ai primi di ottobre, le domande di quota 100 erano 242.361 dall'inizio della sperimentazione di gennaio 2019, un numero complessivamente inferiore alle aspettative ma comunque in aumento rispetto ai primi mesi del 2020. L'andamento della quota 100 fa presupporre che nella prossima primavera, quando si spera che l'emergenza Covid possa essere superata, la misura possa tornare tra le opzione di molti lavoratori prossimi alla pensione, dato che i contribuenti in esubero potrebbero arrivare al numero di un milione.
Ma, in generale, tutti i canali di prepensionamento potrebbero tornare utili: la pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi ha registrato negli ultimi quattro mesi 55.000 nuove uscite, superando il tetto dei 241mila nuovi pensionati dall'emanazione del decreto della quota 100 di gennaio 2019, provvedimento a partire dal quale i requisiti contributivi di pensionamento anticipato della riforma Fornero rimarranno inalterati fino al 2026.
Pensioni anticipate 2021, tre ipotesi di riforma per il dopo quota 100: quota 102 e uscite a 62 e 63 anni
Dal tavolo di riforma delle pensioni alla ripresa delle trattative tra governo e parti sociali nel 2021 saranno tre le ipotesi di nuovi meccanismi previdenziali che possano portare i lavoratori a risparmiare qualche anno di lavoro.
La prima ipotesi è quella di un pensionamento anticipato a 64 anni di età e con almeno 38 di contributi (quota 102 anziché 100), ma con il ricalcolo contributivo delle pensioni per gli anni che separano alla pensione di vecchiaia dei 67 anni. La seconda ipotesi abbasserebbe l'età di uscita a 62-63 anni, ma la pensione verrebbe ricalcolata interamente con il sistema contributivo, meno vantaggioso del misto e retributivo. Verrebbero esclusi dal ricalcolo solo i lavoratori che svolgano attività gravose per i quali gli anni di contributi potrebbero scendere a 36. La terza ipotesi vedrebbe il limite minimo solo dell'elemento anagrafico, i 62 anni, con una penalità del 3% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni.