L'età minima delle Pensioni di vecchiaia rimarrà stabile sia nel 2021 che nel 2022: nei prossimi due anni, come avviene già dal 1° gennaio 2019, occorreranno 67 anni di età unitamente a 20 anni di contributi minimi per andare in pensione. Il mancato aumento dell'età pensionabile, a prescindere dalle poche novità previdenziali che verranno inserite dal governo nella legge di Bilancio 2021, deriva dall'andamento pressoché invariato della speranza di vita, l'indicatore al quale sono legati i requisiti delle pensioni di vecchiaia che la riforma Fornero ha esteso anche alle pensioni anticipate.

Si tratta di un andamento in controtendenza rispetto agli aumenti verificatisi negli ultimi dieci anni. Basti pensare che fino al 31 dicembre 2012 gli uomini andavano in pensione di vecchiaia a 66 anni e le donne a 62.

Pensioni vecchiaia: nel 2021 e 2022 uscita da lavoro a 67 anni, chi potrà andare in pensione

I successivi aumenti legati all'aspettativa di vita delle pensioni di vecchiaia hanno penalizzato soprattutto le lavoratrici, la cui età di uscita è stata aumentata fino a pareggiare quella degli uomini a 67 anni. Per i lavoratori, insieme alle donne, l'aumento dell'età della pensione più consistente si è verificato proprio a partire dal 1° gennaio 2019 (incremento di cinque mesi) prima dei quattro anni, fino al 31 dicembre 2022, nei quali l'età pensionabile rimarrà inalterata.

Uomini e donne, che nel 2021 compiranno 67 anni, dovranno prestare attenzione alla propria data di nascita: per la pensione, infatti, dovranno essere nati entro il 31 dicembre 1954. Per le pensioni del 2022, invece, la data di nascita da tenere sotto controllo è quella ricadente entro il 31 dicembre 1955, unitamente ai 20 anni di contributi richiesti.

Il mancato adeguamento, e quindi l'aumento, dell'età minima per la pensione per i prossimi due anni è dettato dal calcolo statistico fatto dall'Istat sulla probabilità di vita: l'ultimo indice di aumento della speranza di vita è fissato a 0,025, una cifra talmente bassa che il legislatore non ha preso in considerazione per incrementare l'età di uscita.

Pensioni anticipate: requisiti stabili nel 2021 per precoci quota 41, gravosi e usuranti

Al pari delle pensioni di vecchiaia, il mancato aumento della speranza di vita produce anche la stabilità dei requisiti richiesti per altre formule di pensionamento: della deroga all'adeguamento beneficiano i lavoratori precoci che possono continuare ad andare in pensione anticipata a qualsiasi età purché abbiano accumulato 41 anni di contributi (quota 41) e almeno un anno di versamenti entro il compimento del 19° anno di età. È previsto il solo vincolo dei 30 anni di contributi per andare in pensione ai lavoratori ricadenti tra i "gravosi" purché almeno sette degli ultimi dieci anni siano stati impiegati, da dipendenti, nelle attività disciplinate dall'allegato B della legge 205 del 2017 (legge di Bilancio 2018).

Tra le professioni che possono beneficiare dell'uscita dei gravosi si menzionano le maestre delle scuole dell'infanzia e gli educatori degli asili nido e le professioni infermieristiche per la sanità. L'anzianità contributiva dei 30 anni è richiesta anche per i lavoratori impegnati in mansioni particolarmente usuranti la cui attività è disciplinata dal decreto legislativo numero 67 del 2011. Rimangono invariati, per il 2021, anche i requisiti richiesti per l'anticipo pensionistico Ape social, con uscita anticipata a partire dai 63 anni.

Pensioni anticipate: presentazione domanda di uscita con Ape social nel 2021 e arretrati

Proprio per le pensioni con Ape sociale sono previste, per il 2021, tre date per la presentazione delle domande: la prima ha scadenza al 31 marzo, la seconda al 15 luglio e l'ultima al 30 novembre.

È importante la data di presentazione della domanda dell'Ape: solo chi la presenterà entro la prima scadenza avrà la certezza del pagamento degli arretrati (da gennaio a marzo), altrimenti la pensione avrà decorrenza a partire dal mese successivo a quello della presentazione della domanda. Inoltre, chi procederà con l'ultima scadenza, quella del 30 novembre, non avrà la certezza di andare in pensione: dipenderà dalla capienza delle risorse che verranno stanziate nella legge di Bilancio 2021.