Emergono novità dal prossimo decreto Sostegni bis sulla possibilità di accedere alle pensioni con cinque anni di anticipo rispetto alla vecchiaia o ai requisiti necessari per le Pensioni di sola anzianità contributiva. È in previsione, già dal prossimo provvedimento del governo Draghi, l'abbassamento della soglia dimensionale per poter accedere alla misura con conseguente allargamento della platea dei beneficiari. Il provvedimento avrebbe effetti già a partire dal 2021, soprattutto in vista delle possibilità di uscita da lavoro una volta che avrà termine il blocco dei licenziamenti.

La norma, dunque, permetterebbe alle imprese di poter facilitare l'uscita agevolata dei propri dipendenti già per dimensioni di 100 addetti, a differenza di quanto fissato dall'ultima legge di Bilancio che stabilisce l'accesso allo strumento di pensione anticipata alle imprese con almeno 250 dipendenti.

Pensioni anticipate con uscita 5 anni prima: allargamento platea già nel 2021

La novità dell'abbassamento dei requisiti per l'accesso alla pensione anticipata con cinque anni di anticipo è contenuta in una norma del "pacchetto lavoro" destinata a far parte del Decreto Sostegni bis con la quale il governo Draghi intenderebbe andare incontro alle richieste pervenute dalle parti sociali. L'abbassamento dal limite dello scivolo dagli attuali 250 dipendenti a 100 addetti avrebbe un costo stimato tra i 200 e i 300 milioni di euro da finanziare nel provvedimento del governo in uscita nei prossimi giorni.

L'inserimento della misura nel decreto testimonia anche l'intenzione di Draghi di puntare al contratto di espansione - del quale lo scivolo ne è una delle misure essenziali per il pensionamento anticipato - come strumento per permettere alle imprese di far fronte alle necessità lavorative e pensionistiche emerse in piena emergenza sanitaria e, in particolare, di procedere alla ristrutturazione o riorganizzazione del personale aziendale.

Scivolo pensioni: domanda Inps da presentare entro il 30 novembre per le uscite del 2021

Il contratto di espansione, così come disciplinato dalla legge di Bilancio 2021 e integrato dalla circolare operativa Inps di fine marzo, permette alle aziende di agevolare le pensioni dei dipendenti con domanda da presentarsi entro il 30 novembre prossimo per le uscite relative all'anno in corso.

Tuttavia, le problematiche aziendali conseguenti soprattutto al termine del blocco licenziamenti rappresentano il nodo principale per lavoratori e aziende dei prossimi mesi. Infatti, per chi lavora nelle imprese di costruzioni e nell'industria, il blocco dei licenziamenti terminerà il 30 giugno, mentre per le imprese del terziario che facciano utilizzo anche degli ammortizzatori Fis, il termine è prorogato al 30 ottobre 2021. Ne consegue che il governo Draghi, in previsione dell'impossibilità per le imprese di continuare a utilizzare gli ammortizzatori sociali oltre le date indicate, abbia individuato nel contratto di espansione lo strumento più adeguato per consentire agli addetti il pensionamento anticipato con la possibilità di copertura degli oneri pensionistici a carico dei datori di lavoro attraverso la disoccupazione Naspi.

Pensione a 62 anni o con 5 anni di sconto sui contributi: chi può uscire

Il decreto Sostegni rischia dunque di bruciare le tappe sull'allargamento delle uscite a 62 anni o con 37 anni e 10 mesi di contributi, allargando i parametri delle misure pensionistiche del contratto di espansione. Nelle scorse settimane si era già ipotizzata la riduzione dei requisiti delle imprese per poter accedere allo scivolo pensionistico dei propri dipendenti, ma con decorrenza dal 2022, anche per ammortizzare le mancate uscite causate dalla fine di quota 100. Il contratto di espansione, il cui scivolo previdenziale costituisce una delle misure previste in sostegno dei lavoratori e delle imprese, è attualmente previsto per tre categorie di imprese: quelle di grandi dimensioni, di almeno 1.000 dipendenti, che dal 2019 possono accedere al prepensionamento delle unità beneficiando fino a tre anni di Naspi per la copertura dei mensili di pensione e di misure a sostegno dell'occupazione, soprattutto in presenza di almeno un'assunzione ogni tre pensionamenti; quelle di almeno 500 unità per le quali sono previsti sia i benefici previdenziali che quelli occupazionali; le imprese con almeno 250 dipendenti, ammesse da quest'anno allo scivolo previdenziale ma che possono beneficiare solo delle misure di prepensionamento dei propri dipendenti.