Non si preannunciano grandi manovre per la riforma delle Pensioni e per il dopo quota 100 a partire dal 2022. Alla vigilia del tavolo tra governo e sindacati previsto per il 27 luglio, le ipotesi più accreditate sono quelle che vedrebbero agire il governo Draghi sui meccanismi di uscita dei lavori usuranti e gravosi, sull'anticipo pensionistico Ape social e sulla conferma di opzione donna.

Con una variante dell'ultima ora che vedrebbe uno sconto sull'età di uscita come risultato degli anni di lavoro prestati. Non per tutti, ma solo per determinate categorie.

Poche al momento, dunque, le novità che entreranno nella legge di Bilancio 2022 e in dubbio finisce anche la proposta del presidente dell'Inps Pasquale Tridico sull'uscita flessibile dai 62-63 anni.

Riforma pensioni 2021: le ipotesi di uscita anticipata per gravosi e usuranti, proroga in arrivo per opzione donna

La novità dell'ultima ora in tema di riforma delle pensioni riguarderebbe le attività gravose e usuranti. L'uscita dei lavoratori verrebbe agevolata da uno sconto di un anno ogni dieci lavorati. Oppure si potrebbe agire sui coefficienti di trasformazione, ovvero sugli indici che trasformano il montante dei contributi nella futura pensione.

L'ipotesi dello sconto ai lavoratori usuranti e gravosi potrebbe prendere forma dopo il lavoro dell'apposita Commissione istituita presso il ministero del Lavoro di Andrea Orlando (lavoro già avviato e interrotto per la pandemia da Nunzia Catalfo).

La Commissione dovrebbe presentare le proprie conclusioni in merito alla gravosità dei lavori. Attualmente le categorie lavorative rientranti tra quelle gravose sono 15, e vi rientrano anche le maestre e gli educatori per la scuola, e gli infermieri per la sanità.

I tecnici nominati dal governo dovranno verificare se altre categorie lavorative possono entrare a far parte delle attività gravose e invitare, pertanto, l'esecutivo a intervenire.

Pensioni, il governo Draghi punterebbe a rafforzare l'Ape social: categorie gravose da allargare e uscita da 63 anni

Attività gravose che potrebbero rientrare anche in un potenziamento delle pensioni con uscita a 63 anni dell'Ape social. Una formula che, secondo le indiscrezioni, potrebbe essere rafforzata con la prossima legge di Bilancio per andare a intervenire più precisamente sulle categorie di lavoratori ed ex lavoratori con situazione di disagio economico e sociale.

Insieme alla proroga dell'opzione donna e ad una platea più ampia dei lavoratori usuranti, intensificare gli interventi sui lavori gravosi costerebbe al governo Draghi una cifra tra i 500 milioni di euro e il miliardo. Dipenderà da quanto sarà ampia la platea da tutelare e da mandare in pensione.

Riforma Draghi, perdono credibilità le ipotesi di pensioni anticipate con quota 41 o uscita a 64 anni

Perdono quota, invece, le formule di pensione anticipata con anzianità contributiva o semplicemente con il numero di anni di contributi versati indipendentemente dall'età anagrafica. La quota 41, fin dall'inizio del governo Conte I deputata a prendere il posto della quota 100 al termine del triennio di sperimentazione, costerebbe troppo per la manovra di fine 2021.

Si calcola che l'onere sarebbe di 4,3 miliardi di euro già dal 2022 per arrivare a superare i nove miliardi nell'ultima annualità del percorso decennale. Non da trascurare, in termini di costi per il governo, sarebbero le altre ipotesi.

La possibilità di uscita per tutti a 64 anni unitamente a 36 anni di contributi (una sorta di quota 100 ma con il calcolo della pensione interamente con il sistema contributivo) o l'allargamento delle pensioni anticipate dei lavoratori del contributivo anche a chi ha versamenti prima del 1° gennaio 1996 (uscita a 64 anni con almeno 20 di contributi) comporterebbe costi non tanto elevati per il primo anno (1,2 miliardi), quanto per gli anni successivi (4,7 miliardi dal sesto anno).