Le forze di maggioranza del governo accelerano per provare a trovare una sintesi sull'età di uscita per le Pensioni del 2022 e per la riforma del dopo quota 100. Le ipotesi che si sono fatte negli ultimi mesi adesso dovrebbero giungere a una convergenza in vista della nuova legge di Bilancio. Inoltre, le simulazioni arrivate sul tavolo di Draghi, spingono verso una o più misure che consentano ai lavoratori di poter andare in pensione con meccanismi alternativi ai 62 anni di età unitamente ai 38 di contributi della quota 100 e, soprattutto, per evitare lo scalone previdenziale post 31 dicembre 2021.

Nel campo delle ipotesi, tornano a farsi ragionamenti sulla quota 41, anche se non sarà certamente una misura "libera per tutti", ovvero slegata dagli attuali requisiti contributivi e dalle situazioni di disagio sociale ed economico che la quota ha attualmente in comune con l'Ape sociale.

Pensioni anticipate, le ipotesi di allargamento delle uscite a 63 anni per il 2022

Proprio l'anticipo pensionistico dei 63 anni era stato annunciato nelle scorse settimane come la misura da potenziare per il 2022 nell'ambito della riforma delle pensioni e in sostituzione delle uscite a quota 100. Tuttavia, sindacati e forze politiche osservano che il meccanismo che consente di accompagnare alla pensione i disoccupati, gli invalidi e i loro assistenti, e i lavoratori impiegati in attività gravose e usuranti, non sarebbe sufficiente ad assicurare un'uscita flessibile a reale copertura dell'universo delle situazioni lavorative.

In attesa di un aggiornamento della Commissione incaricata di verificare l'allargamento ad altre categorie lavorative, sono gravose solo 15 tipologie di mansioni. Ed è proprio sui gravosi che Cesare Damiano, si è soffermato per analizzare gli effetti delle uscite anticipate. "Il tema dei gravosi ha una sua specificità che non va confusa con quello della flessibilità in uscita per il dopo quota 100", ha affermato l'ex ministro del Lavoro.

Riforma pensioni dal 1° gennaio 2022, quali proposte per la quota 41

La ricerca di una misura che permetta di far convergere l'età di uscita per le pensioni del 2022 sta portando il governo a ragionamenti anche sulla quota 41. Attualmente riservata ai lavoratori precoci che abbiano 41 anni di contributi già versati (dei quali un anno versato entro il 19° anni di età), unitamente ai requisiti economici o sociali di uscita dell'Ape sociale, dalle ultime ipotesi si potrebbe convergere al pensionamento con 41 anni di contributi ma all'età minima di 62 o di 63 anni.

E dunque la quota 41 verrebbe slegata dall'anno di contributi versato in età adolescenziale e dai requisiti dell'Ape sociale per acquisire, però, il requisito anagrafico minimo attualmente inesistente. Una proposta che rimarrebbe limitata al settore privato ma che non incontrerebbe i favori di buona parte della maggioranza e dei sindacati.

Pensioni, Durigon chiede la proroga di quota 100 o uscita a 63 anni con 35 di contributi

In particolare, per Matteo Salvini la quota 41 per tutti, ovvero l'uscita con 41 anni di contributi indipendentemente dall'età e dagli altri requisiti attualmente in vigore, rappresenta la normale prosecuzione della sperimentazione delle pensioni a quota 100. Tuttavia, Claudio Durigon nelle ultime ore ha spiegato che non è il momento per spingere sulla quota 41.

Piuttosto, per la riforma delle pensioni del 2022 la Lega caldeggia la proroga di un anno di quota 100, che agli attuali requisiti di uscita costerebbe al governo Draghi 400 milioni di euro, e la creazione di un apposito fondo per il settore privato per permettere le pensioni anticipate, sempre con 38 anni di contributi e all'età di 62 anni, ai comparti in difficoltà. In alternativa, Durigon sarebbe pronto a discutere l'ipotesi di pensionamento a 63 anni unitamente a 35 anni di contributi, ancorché con una penalizzazione dell'assegno di pensione del 2-3%.