Il giovane di 21 anni che nella serata di ieri 28 settembre è stato fermato a Lecce dai carabinieri come indiziato del delitto di Daniele De Santis e Eleonora Manta ha confessato il crimine, lo ha confermato la Procura. "Sono stato io", queste sarebbero state le sue parole pronunciate davanti al sostituto procuratore Guglielmo Cataldi. Resta ancora ignoto il movente del gesto.
Il presunto assassino frequentava un corso universitario di scienze infermieristiche presso l'ospedale Vito Fazzi di Lecce, proprio lì dove nelle scorse ore è stato prelevato dai carabinieri.
I compagni di studio avrebbero anche dichiarato che alla vista dei militari il giovane non ha opposto resistenza e si sarebbe messo anche a ridere.
Un giovane che non aveva mai destato sospetti
Chi conosceva il 21enne ha riferito che non aveva mai dato problemi o sospetti sorta. Con il passare delle ore stanno anche emergendo ulteriori dettagli sull'accaduto.
Il killer aveva portato con sé anche delle fascette stringi tubo, che i carabinieri hanno trovato sulla scena del crimine. Con tali oggetti il giovane avrebbe voluto in un primo momento torturare i due ragazzi, per poi ucciderli. Successivamente tramite dei solventi avrebbe dovuto ripulire l'abitazione e, sempre secondo la ricostruzione, avrebbe volto lasciare una scritta sui muri della casa come messaggio per la città.
Il procuratore capo Leonardo Leone De Castris ha confermato che si è trattato di un gesto premeditato, in quanto l'assassino avrebbe eseguito sul posto vari sopralluoghi e disegnato una mappa su cui erano riportati tutti i punti in cui ci sono telecamere di sorveglianza. Il 21enne avrebbe dovuto così evitare gli occhi elettronici che ci sono sul percorso da lui effettuato.
Gli inquirenti sono arrivati al fermo del giovane dopo una complessa indagine, che ha visto impegnati sia i carabinieri del Nucleo Investigazioni Scientifiche di Lecce che quelli dei reparti Ris e Ros di Roma.
I presenti hanno inveito contro il 21enne
Al momento il giovane, presunto autore del delitto, si trova rinchiuso nel carcere di Borgo San Nicola a Lecce.
Quando il ragazzo è uscito dalla caserma dei carabinieri per essere portato in prigione una piccola folla di amici e conoscenti delle due vittime ha inveito contro di lui.
L'inchiesta comunque è tutt'altro che conclusa, in quanto, come già detto in apertura, chi indaga sta cercando di capire il movente che ha spinto un individuo così giovane ha compiere un delitto tanto efferato. Il procuratore De Castris ha dichiarato che "l'assenza di un movente ha rappresentato una grossa difficoltà iniziale nelle indagini". Nelle prossime ore si conosceranno ulteriori dettagli sulla vicenda.