Le luciintermittenti infondono speranza e annunciano il Natale, tenendo vivo il desiderio di quanti hanno affidato a un biglietto del treno strapazzato, a uno scontrino, a un pezzo di carta qualsiasi i suoi sogni,infilzandolo poi su verdi aghi spruzzati di bianco. Un bellissimo abeteè tornato a raccogliere, nella Galleria delle carrozze della Stazione Centrale di Milano, i messaggi dei turisti di passaggio e dei milanesi, come da tradizione.
Tutte le lingue fuse insieme in un linguaggio universale
Tante le richieste: salute e serenità per le persone care e sé stessi; la pace nel mondo, purtroppo ancora così martoriato dalle guerre.
Gesù Bambino e Babbo Natale avranno parecchio da leggere nei prossimi giorni: piccole mani desiderano pupazzi di peluche o la presenza di una persona speciale. Una nonna vorrebbe bambole e costruzioni per i suoi nipotini, mentre gli studenti sperano di superare imminenti esami; altri sognano finalmente un lavoro decente, se possibile a tempo indeterminato, magari una casa in mezzo al verde a prezzo contenuto. C'è perfino chi chiede che la squadra del cuore vinca lo scudetto e chi, tra le tante altre cose, mette in lista perfino 'un grande amore'. Poi ci sono quelli che vorrebbero mandare via gli stranieri, sono troppi e che cavolo; altri invece che tutti i senzafissadimora ricevessero un piatto caldo e un tetto sulla testa, un luogo in cui rifugiarsi durante le gelide notti invernali.
Anche i clochard forse non hanno rinunciato a sperare
Quell’umanità che lascia un pezzetto di se' sulle panchine della stazione, incapace di vederla solo come un luogo di passaggio. Cosa chiedono a Babbo Natale i senzatetto? 'Un’Italia più accogliente verso i suoi figli, un'esistenza dignitosa, una casa popolare'. Questo è il testo, drammatico nella sua semplicità, di un messaggioappeso all'abete per mano di un clochard.
Barboni non si diventa dall'oggi al domani, ma si inizia per gradi: prima perdi il lavoro, magari a causa della crisi economica, poi la famiglia e in breve tempo anche la casa; in seguitoaffitti una camera - se si hanno ancora dei soldi - ma, senza lavoro finiscono anche quelli e vieni sfrattato. Se non ci sono amici o parenti caritatevoli disposti a ospitarti, a quel punto sei ufficialmente un senzatetto e inizi a vagare senza una meta: l'unico obiettivo durante l'arco della giornata è mettere qualcosa sotto i denti, trovare un posto dove dormire, se possibile al caldo; e l'ultimo dei tuoi pensieri è quello di lavarti.
Ma, prima di essere considerati 'barboni' dalla società, ci vuole ancora un po': all'inizio non ti arrendi, lotti per tornare a galla e cerchi un lavoro - uno qualsiasi - chiedi nelle mense pubbliche, nelle associazioni di accoglienza e fai la 'spesa' al banco alimentare, dove trovi anche gli indumenti adatti alla stagione; a un certo punto, quando ti ritrovi intorno al cassonetto della spazzatura fischiettando con aria innocente, capisci che ti sei arreso. Se non c'è posto nei dormitori, vai su una panchina del parco: il più lontano possibile dalla tua zona, per non essere visto da chi ti conosceva e che ora, quando ti incrocia sulla sua strada, fa finta di non vederti. A quell'abete dentro la stazione Centrale di Milano sono affidati anche i sogni di queste persone, considerate a torto troppo spesso 'invisibili'.