Il grande afflusso di visite al Rifugio antiaereo di Piazza Grandi a Milano ha sorpreso un po' tutti, gli organizzatori in primis che si sono domandati il perché di tanto successo. Certo l'ambiente riesce a trasmettere un grande impatto emotivo e quell'odore un po' acre che vi si respira ricorda le cose vecchie di una volta. Le moltissime persone che hanno visitato il luogo hanno raccontato di essere perfino riusciti ad immaginare le persone che qui hanno atteso che la pioggia di bombe dell'ottobre 1944 su Milano terminasse.

A grande richiesta, il rifugio riapre il 18 giugno

A grande richiesta e grazie a Neiade, una associazione che promuove visite guidate, il rifugio sarà riaperto il 18 giugno prossimo e in questi giorni si stanno già formando le liste di attesa. Il fascino della Milano sotterranea tornerà presto a far parlare di sé e una nuova ondata di visitatori potrà scendere nella botola di Piazza Grandi, per raggiungere lo spazio sotto la grande fontana ed entrare nel rifugio (uno dei pochi accessibili in città) e rivivrà un passato probabilmente raccontato dai loro nonni come una triste quotidianità dell'epoca.

La Milano bombardata

A Milano i bombardamenti sono stati imponenti, la città ne è uscita ferita nei suoi monumenti più importanti, tanti quartieri sono stati devastati e tanta gente è rimasta sotto le macerie della propria casa perché non è riuscita a raggiungere i rifugi.

Il rifugio antiaereo di Piazza Grandi fu realizzato dal Comune di Milano prima della Seconda Guerra Mondiale, nel 1936, era in grado di contenere 450 persone, ed è stato recentemente restaurato perché il ricordo di quello che è stato deve trovare sempre asilo nella vita delle nuove generazioni. In prossimità dell'entrata si vedono ancora due grandi frecce bianche che indicavano un riparo ai milanesi che avevano necessità di trovare un ricovero al primo sentore di una incursione aerea.

La struttura del rifugio

La struttura sotterranea si compone di 24 stanze e sulle pareti in calcestruzzo si notano ancora scritte con vernice nera che indicano le regole ferree per l'uso dello spazio collettivo, come "vietato fumare" oppure "non introdurre cani" e poi le indicazioni dei servizi igienici e delle uscite di emergenza.

Chissà quante persone si saranno conosciute nel rifugio e quanta gente ne sarà poi uscita e non avrà più trovato la propria casa in piedi: storie di ordinaria quotidianità in tempo di guerra, ma sicuramente il fatto di vivere insieme certi momenti drammatici avrà rinsaldato vecchi e nuovi rapporti e avrà reso meno pesante l'attesa della fine del bombardamento. Gli anziani raccontano che in quel rifugio ci si stava anche una notte intera, si cercava di far divertire i bambini e di far parlare gli anziani. Probabilmente il successo delle visite al rifugio è derivato proprio dall'atmosfera che vi si respira ancora oggi, come se tutte quelle persone fossero ancora li, sedute, ad aspettare che il sole sorga ancora sulla città.