Sarà che il nome cafè racer si sia consolidato nel Regno Unito negli anni sessanta. Sarà che in seguito ha preso piede in Francia. Sarà che le café racer BMW la fanno da padrone. Ma a guardar bene, tra i capolavori dei miglior customer di sempre, compaiono spesso Moto italiane. I serbatoi Moto Guzzi, i manubri rivolti verso il basso, non fanno altro che riportare alla mente le grandi regine italiane. Così Ducati, Laverda e Moto Guzzi. Quest'ultima poi, che una cafè racer di serie l'aveva già in catalogo dal 1972. Si tratta della V7 sport. Così, senza sfiorarla nemmeno, è di per sé una café racer di razza.

Forse, anzi, proprio per i loro stilemi costruttivi, molte café racer sarebbero della V7 sport dei giorni nostri. I numeri della V7 sport, quando fu presentata, fecero impallidire tutte le rivali, italiane e giapponesi. Peso entro i 200 kg e velocità che superava abbondantemente i200 km/h. Fu persino organizzata una prova dalla rivista "motociclismo". Di quelle prove come se ne leggono sulle riviste moderne, solo che i nomi sono tuttora delle icone del motociclismo di sempre e il circuito era quello di Monza. C'erano tutte, l'Honda CB750 Four, la Laverda 750 SF, la Suzuki GT 750, la Ducati 750 GT e la Kawasaki 750 Mach IV. Quest'ultima, la Kawasaki era considerata il top delle moto stradali.

Quello che accadde rasenta la leggenda. La V7 sport s'impose sulla Mach IV con oltre dieci secondi in meno sul giro - 11 per l'esattezza.

Ma questo accadde più quarant'anni fa e le cose sono diverse.

Accade persino che dei customers sparsi tra Londra e San Francisco prendano una Guzzi, gli addrizzino il manubrio e la elaborino fin all'estremo.

Tra i quattro ragazzacci c'è anche una ragazza. Nel 72 sarebbe stato un evento inaudito. Ma lei si chiama Anita ed davvero in gamba. La cosa che meraviglia è che il risultato è da sogno. D'accordo non è più la V7 sport, ma di stile ce n'è parecchio.

I ragazzi hanno due garage, "Untitled Motorcyles", e lavorano insieme dal 2010.

Commenti e considerazioni sulla moto sono superflui. È stato rispettato il colore e un po' meno il manubrio. L'insieme è ben riuscito. Essenziale, spartano ed elegante.

Il nome? UMC-026 Guzzi.