La patente italiana è un'autorizzazione alla guida rilasciata dalla Repubblica Italiana e necessaria per la conduzione di veicoli a motore per le strade pubbliche. Essa viene rilasciata a seguito del superamento di esami teorici e pratici alla guida, nonché l'accertamento dei requisiti morali, psicofisici e attitudinali del conducente. La nostra patente di guida attualmente è stata rilasciata nel formato europeo, modello che tutti i Paesi aderenti all'Unione Europea hanno adottato così da rendere più omogenee le informazioni del documento.

La patente europea

Il documento italiano di guida, secondo la commissione europea, sarebbe gravato da un difetto importante e non riporterebbe informazioni chiare riguardo alle limitazioni alla guida. Così la Commissione dell'UE ha aperto una procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese, sotto la lente d'ingrandimento però ci sono anche altri Paesi europei come la Germania, la Lettonia e i Paesi Bassi. In particolare la patente italiana sarebbe poco chiara nel riportare dettagli importanti sulle abilità del conducente a condurre un veicolo a motore, come alcune invalidità e, in special modo, l'obbligo dell'uso degli occhiali da vista al volante. L'Europa ha chiesto di modificare le nostre patenti immediatamente, al fine di accelerare il processo di modifica il nostro Paese è stato messo in mora, ovvero è stata inviata una lettera di richiamo formale all'Italia: il primo passo nel processo di infrazione comunitaria.

Sul banco degli accusati il nostro Paese non è solo ma è in compagnia di altre nazioni, Bruxelles ha così invitato i suoi membri a rispettare le norme europee sulle patenti di guida inserite nella direttiva comunitaria 2006/126/CE.

La direttiva

In questo documento comunitario è presente l'"allegato I" che stabilisce esattamente quali devono essere le limitazioni alla guida che obbligatoriamente devono essere inserite nella patente, oltre a tutte le altre informazioni utili alla verifica della validità del permesso.

Nella lettera di messa in mora l'Unione Europea afferma che i quattro Stati coinvolti hanno adottato misure nazionali che contrastano con delle precise direttive contenute nel regolamento comunitario. Ora l'Italia ha tempo appena 60 giorni per replicare alle accuse della Commissione, se non lo dovesse fare Bruxelles passerà le carte direttamente alla Corte di Giustizia europea.