Foxconn, la multinazionale di Taiwan con gli stabilimenti di produzione in Cina, Europa e America, ha recentemente presentato tre auto elettriche che saranno realizzati da Foxtron, joint venture con l'altra azienda taiwanese Yulon Motor. I tre modelli, un suv, una berlina e un autobus si chiameranno (quasi un omaggio a Ford e Tesla) Model C, Model E e Model T.
Il gruppo Hon Hai (proprietario di Foxconn) ha quindi giocato una carta importante nell'economia automotive globale, che in prospettiva potrebbe cambiare il mercato del settore.
Le auto elettriche
In primis, proprio i veicoli: una berlina di fascia medio-alta disegnata da Pininfarina e dalle prestazioni abitualmente riservate a modelli (culturalmente e storicamente) superiori. Per la Model E, infatti, si parla di 750 cavalli di potenza, un'accelerazione da 0 a 100 km/h in meno di 3 secondi e un'autonomia di 750 km.
Discorso analogo pure per il suv: prestazioni di alto profilo con il plus dei sette posti a disposizione.
Anche l'autobus, trattandosi di mobilità pubblica per cui è stato sviluppato e progettato, rappresenta un cambio di passo di cui oggi come oggi è difficile prevedere l'impatto globale (almeno pensando ai contesti urbani occidentali): con 400 km di autonomia e una velocità massima di 120 km/h, oltre a un impianto tecnologico di primo piano per la sicurezza dei passeggeri, si preannuncia come un solido punto di partenza, fin dal debutto previsto nel 2022 proprio a Taiwan, per un concreto cambio di prospettiva e per un impatto ambientale a emissioni (quasi) zero.
I partner industriali
La seconda considerazione è inerente le partnership industriali e creative: a parte quella già citata con Pininfarina, sembra un attacco (economico) in grande stile che non concerne solo il settore automotive in quanto tale, ma si estende capillarmente anche agli altri colossi industriali dell'area di influenza cinese.
Xiaomi (con investimenti miliardari previsti in dieci anni) ne è un esempio, ma anche Mobile Drive, società creata sempre da Foxconn con Stellantis, va in un'analoga direzione: sinergia di componenti industriali, know how condiviso e acquisizione di maggiori quote del mercato delle auto elettriche.
I possibili prezzi al pubblico
Il terzo aspetto, anche se di ufficiale ancora c'è poco, riguarda i possibili prezzi al pubblico. La previsione (potenzialmente relativa al solo mercato cinese) di 30.000 euro per una berlina o un suv con queste caratteristiche potrebbe essere un'altra azione mirata per stravolgere gli attuali equilibri di mercato.
In questo scenario i cittadini responsabili attenti alla salute e all'Ambiente, appassionati di tecnologia e di automobili innovative, fruitori e consumatori attivi e reattivi, sono alla finestra dei cambiamenti. Quanto, e in che modo, le scelte macroeconomiche industriali e commerciali plasmeranno il (prossimo) presente? E quanto la concorrenza industriale potrà concretamente migliorare lo stile di vita delle persone?
La risposta, o meglio le risposte, potranno pervenire da due differenti, per quanto intrecciati, assi portanti dell'economia occidentale. Da un lato i governi, (anche sovranazionali) determinando e facendo applicare direttive e regole generali nell'ottica (almeno dichiarata) del benessere collettivo e sociale. Dall'altro lato le case automobilistiche, sempre più aggregate in corporation multinazionali, alla ricerca di un equilibrio - non sempre raggiunto - tra i costi di sviluppo e progettazione di nuove auto elettriche per un mondo interconnesso e più pulito e l'ambizioso riscontro di mercato.