La solita storia. La solita, triste, maledetta routine. La vicenda che non aggiungerà nulla a quanto si denuncia quotidianamente, in tutti gli ambiti. La demagogia di questo tempo induce ad imboccare la semplice strada dell'invettiva "anti politica" (spesso legittimata da molti rappresentanti della stessa, è innegabile), del lavaggio della propria coscienza individuando in un "altro" qualsiasi e remoto le cause di uno status quo arrivato all'ultimo grado del dicibile.

L'ennesimo stupro, l'ennesima vergogna ai danni di una terra bella, troppo bella per essere compresa, custodita, alimentata.

"La bestia umana è un animale ingrato", sentenziava il grande Totò nella splendida Ludovico e Sarchiapone e aveva ragione. Dopo la Cava Sari, l'incendio doloso dello scorso anno, qualche neofita mecenate del XXI secolo ha pensato bene che il vesuvio, per poter rappresentare di nuovo una straordinaria fonte di ricchezza e turismo, dovesse cambiare veste e acquistare un fascino nuovo, inusitato: questi Nerone degli anni 2000, forse, hanno ben pensato di distruggere per poi ricostruire.

Si può credere ad una motivazione così astrusa e avanguardista? Certo che no. Triste e puerile provocazione. Al di là dell'auspicio di qualche "simpatico" coro da stadio, il Vesuvio è veramente in fiamme e con esso si sta consumando una catastrofe di portata gigantesca.

Il vulcano brucia da una settimana

Nell'indifferenza generale lo sterminator Vesevo brucia da sette giorni, ma la situazione è degenerata stamane: due chilometri di fuoco e vergogna consumano la montagna che ispirò Leopardi. Da un punto all'altro le fiamme uccidono tutto ciò che incontrano. La natura non c'entra niente. L'uomo, nella sua veste più infima e bestiale, è l'unica causa di questo scempio.

Perché a noi cittadini dimenticati da tutto e tutti piace uccidere quanto di bello ancora resiste; piace deturpare quanto ci è stato donato; godiamo nell'incedere senza freni verso l'abisso.

La natura dolosa di questo crimine immondo è l'ulteriore testimonianza che noi questa terra non ce la meritiamo: abbiamo permesso che si costruisse una delle più grandi discariche d'Europa nel Parco Nazionale del Vesuvio, incendiamo quotidianamente rifiuti tossici, inquiniamo un mare che da solo potrebbe essere volano di sviluppo da Ercolano a Castellammare, ammazziamo il nostro paesaggio, la nostra cultura. Gente amorfa, leoni da tastiera che sbattono il mostro in prima pagina, sputando sentenze senza appello.

Il Vesuvio brucia e con esso la dignità di una terra, di un popolo tradito da se stesso.