È l'8 di luglio quando Heven Grimaldi, di ritorno da un viaggio di lavoro, lancia un'appello disperato affinché qualcuno l'aiuti ad avere notizie di Vincenzo Ruggiero, l'amico con cui condivide l'appartamento, al di là di una forte amicizia, e che non ha trovato ad aspettarla. Ad essere sparito non è però solo Vincenzo ma anche tutti i suoi effetti personali, particolare, questo, che ha contribuito notevolmente ad aumentare l'ansia e la preoccupazione per la salute del giovane, anzi, di un giovane ragazzo bello, sempre sorridente, educato, ben voluto da tutti e, felice per la recente promozione al ruolo di "sales assistant", che avrebbe ricoperto nel punto vendita Carpisa del Centro Commerciale Campania.

Ripercorriamo la vicenda.

Omicidio Vincenzo Ruggiero: i fatti

Vincenzo non ha nessun motivo per sparire nel nulla, lo sanno gli amici, lo sanno i familiari, e iniziano a pensarlo anche gli inquirenti, che dopo aver percorso, come di rito, la strada dell'allontanamento volontario, insospettiti dallo strano silenzio del suo cellulare e dall'assenza di movimenti sul suo conto corrente, decidono d'orientare le indagini altrove. Così, arrivano a scoprire della telecamera di uno studio privato che punta sul portone del palazzo dove Vincenzo Ruggiero viveva e, analizzando i filmati, arrivano all'identità del presunto omicida: Ciro Guarente, ex militare e compagno di Heven.

La confessione dell'assassino

Dopo diverse ore d'interrogatorio, il 35enne ex militare di San Giorgio a Cremano in forza agli uffici del settore civile della Marina Militare a Roma confessa di aver sì ucciso Vincenzo, ma per sbaglio: durante un'animata discussione, dovuta alla gelosia di Ciro, questi avrebbe spintonato Vincenzo, che avrebbe sbattuto la testa sullo spigolo di un mobile morendo sul colpo. Ciro, poi, avrebbe abbandonato il corpo senza vita di Vincenzo nel mare di Licola, portando via dalla casa i suoi effetti personali, in modo da avvalorare la tesi dell'allontanamento volontario. I filmati della telecamera confermano la sua versione ma, ancora una volta, qualcosa non quadra: la notevole differenza di statura e stazza fisica che divide Ruggiero e Guarente.

Il ritrovamento del cadavere

Da qui il via alle ricerche del corpo senza vita di Vincenzo, che ha portato le forze dell'ordine a scandagliare i fondali del lungo mare di Licola e zone limitrofe, ma per l'ennesima volta i conti non tornano: viste le buone condizioni meteo, il corpo sarebbe dovuto già riaffiorare da solo. A dare una svolta alle indagini è stato l'intervento del proprietario di un box, che l'ex militare aveva affittato dal 7 al 9 luglio, in un parco di Ponticelli. L'uomo, insospettito dai movimenti di Ciro - presentatosi la prima volta con delle valigie - e allarmato dalla notizia del suo arresto, ha chiamato le forse dell'ordine che, giunte sul luogo, hanno effettuato la macabra scoperta: un corpo barbaramente sezionato sotterrato in un tombino e ricoperto di rifiuti.

Acido cloridrico per mascherare il cattivo odore. Ad avvalorare l'ipotesi che il cadavere appartenga a Vincenzo Ruggiero ci sono importanti indizi: il segnale del cellulare di Guarente, la sera dell'omicidio, porta proprio a Ponticelli e non a Licola come aveva dichiarato.

Il suo nome è Vincenzo Ruggiero

All'indomani del ritrovamento del cadavere, i familiari e gli amici di Vincenzo Ruggiero, come anche tutta la comunità LGBT di Napoli, sono sotto shock. Sì, perché Vincenzo era gay, gay dichiarato e grande attivista: e questo non dovrebbe far alcuna differenza. Il condizionale è d'obbligo, in quanto numerose testate giornalistiche, anche di grande spessore, hanno trasformato un efferato omicidio in una questione di genere, mancando di rispetto al dolore di tutti coloro che in questo momento piangono per la morte di una persona cara; a coloro che ancora faticano ad accettare il gesto inconsulto di un caro amico ma, soprattutto a Vincenzo Ruggiero: ragazzo come tanti, a cui è stata strappata via la vita, a soli 25 anni.

I morbosi titoli dei giornali

"Delitto gay, l'orrore nel garage...", " Delitto gay, Vincenzo fatto a pezzi e murato...", "Gay ucciso in un raptus di gelosia..." e ancora " Il modello, l'assassino e la trans" questi, sono soli alcuni dei titoloni che capeggiano la notizia pubblicata da alcuni grandi quotidiani, fino a poco tempo fa emblema di affidabilità e professionalità. Per non parlare poi del contenuto delle notizie stesse, piene di etichette di genere come "trans", "gay" o "omossessuale", e di illazioni su quelle che potrebbero essere state le motivazioni che avrebbero portato Vincenzo a decidere di trasferirsi a casa di Heven, "per vivere appieno la sua omosessualità", cosa, questa, del tutto irrilevante al fine di una notizia che, dovrebbe contenere esclusivamente i particolari di una vicenda.

L'indignazione dei lettori

In molti gli utenti che, indignati da quanto scritto, hanno lasciato dei commenti in calce alle notizie, chiedendo delle pubbliche scuse da parte di giornalista e direttore. Altri, invece, hanno chiesto pubblicamente il "perché di tanto scalpore" in quanto, nel 2017, "gay" non è più vista come una parola offensiva, cosa che, dal canto suo, non riconosce ai giornalisti il diritto di utilizzarla come sinonimo di Vincenzo Ruggiero perché è così che si chiamava: non ragazzo gay, non omosessuale, ma Vincenzo.