E' deceduta anche la terza vittima di Mada Kabobo, un ghanese clandestino, che ha colpito con un piccone spinto da presunte "voci cattive". Tre persone nemmeno scelte, semplicemente incontrate per la strada, in una mattina milanese di primavera. Tre storie diverse tra loro, un 40enne disoccupato che viveva con l'anziana madre, un 21enne che consegnava i giornali con il padre, un 64enne che portava a spasso il cagnolino.

Gente normale, per bene, accomunata dallo stesso destino. Proprio il "fattore destino" colpisce in questa drammatica circostanza.

Sarebbe bastato un ritardo, un contrattempo per salvare la vita. Altri sarebbero morti al posto loro? Non è dato sapere. Ma la vita è così, nell'antichità si diceva che "le Parche tessono il destino degli uomini".

L'incontro casuale con il pazzo è stato fatale. Sembrano sterili le polemiche sull'immigrazione, extracomunitari si sono distinti con atti di coraggio per salvare vite umane, esercitano quotidianamente lavori socialmente utili. Anche "pazzi nostrani" hanno commesso violenze e delitti.

Sterili pure le polemiche su ritardi nel chiamare le forze dell'ordine, chi ha visto o sentito qualcosa probabilmente non si è reso conto di quanto stava accadendo. La polizia ha fatto tutto quello che ha potuto.

E' intervenuta appena allertata, ha individuato e fermato lo squilibrato prima che commettesse altre violenze. Si chiama Mada Kabobo, originario del Ganha, senza fissa dimora, analfabeta, che si esprime quasi solo in dialetto ganhese. Il piccone con cui ha colpito dovrebbe averlo rubato in qualche cantiere in cui dormiva.

Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha proclamato il lutto cittadino per il giorno del funerale. Sbagliato strumentalizzare il fatto per alimentare altre polemiche. Un "destino cinico e baro" ha presentato il conto, reclamando il suo terribile tributo.