Nei talkshow, troppo spesso gli ospiti si avventurano in previsioni del futuro quadro politico nel quale Silvio Berlusconi, il protagonista indiscusso della seconda Repubblica, risulta assente e ininfluente. Spesso dicono che Berlusconi sia arrivato al capolinea, anche se che il berlusconismo vivrà ancora per molto. Spesso ci si avventura anche nel prevedere il nome del futuro erede politico di Berlusconi, tirando fuori nomi improbabili, da un Matteo Renzi che passerebbe al centrodestra fino a Rotondi e Fitto, passando per le figlie Marina e Barbara.



Siamo dinanzi all'ennesimo, e forse neanche l'ultimo, errore di sottovalutazione verso il politico Silvio Berlusconi, a torto più volte dato per morto. Elenco brevemente sotto i motivi per cui Berlusconi non è affatto finito come alcuni credono o fingono di credere:

Perdere voti non significa essere finiti e ininfluenti.

Bisogna mettersi d'accordo sul concetto di "fine". Chi è all'opposizione non è né finito né ininfluente. È possibile che l'esasperazione degli Italiani nel sentire continuamente notizie sui guai giuridici di Berlusconi porti ad un calo di consenso elettorale, ma anche se la sua coalizione scendesse sotto il 20%, questo non comporterebbe obbligatoriamente il passaggio da partito di governo a partito di opposizione, soprattutto se si tiene conto che il Movimento di Grillo non è propenso ad alleanze post-elettorali.

Berlusconi è il migliore nella propaganda elettorale.

È inutile che fingiamo che in Italia il lavoro, la coerenza e l'onestà dei soggetti politici portino voti. Il risultato elettorale dipende dalla visibilità e dal fascino esercitato del personaggio di punta, quindi il sapersi vendere. Per diversi motivi, Silvio Berlusconi è, in tutta la destra e il centro-destra, nettamente il più abile in queste qualità. Sarebbe un autogol inimmaginabile per conservatori e moderati avversari degli altri due campioni della comunicazione, Beppe Grillo e Matteo Renzi, se non sfruttassero la loro risorsa elettorale che ha fatto da venti anni la loro fortuna.

E' possibile fare politica al di fuori delle istituzioni.

Non so quanti articoli sono stati scritti da giornalisti italiani che sostenevano il diritto di votare nelle ultime Elezioni politiche tedesche. Si voleva sottintendere il fatto che i governanti  tedeschi hanno una grande influenza nella politica degli altri Paesi dell'eurozona. Quindi, se ci governa la Merkel dalla Germania, Berlusconi non può guidare un partito dalla sua casa di Arcore? Non c'è nulla di più sperimentato: in politica questi casi sono innumerevoli; Grillo e Casaleggio sono solo gli ultimi di una lunga lista.

Sfrutta una situazione politica a lui favorevole.

Ho scritto che alle prossime elezioni politiche, la coalizione di Berlusconi potrebbe scendere sotto il 20%, il che non significa "essere finiti" né significa stare all'opposizione; ma quest'ipotesi non è affatto la più probabile.

Infatti Berlusconi, che ha partecipato a sei elezioni elettorali, ha vinto la prima, la terza e la quinta, sfruttando il principio, molto frequente nel bipolarismo, per cui chi governa si brucia e viene sorpassato dalla coalizione all'opposizione. Alla sua settima partecipazione, può diventare il primo contendente alla vittoria che perde per due volte di fila, ovviamente considerando solo il periodo della seconda Repubblica.

Se fosse oggi all'opposizione, Berlusconi sarebbe il favorito, ovviamente solo nel caso scendesse in campo lui per guidare la propaganda elettorale e non un suo surrogato. Oggi i cosiddetti lealisti stanno facendo di tutto per dare lo slancio elettorale a Berlusconi, facendo passare Forza Italia come un partito non al governo e quindi non responsabile dei risultati deludenti del governo Letta-Alfano-Napolitano.

Forza Italia sarà considerato partito incolpevole e contro le tasse e quindi verranno ristabilite le condizioni normali dell'alternanza del bipolarismo. Di certo Berlusconi è agevolato dalla scelta del centrosinistra di accaparrarsi le cariche di Presidente della Repubblica, presidente del senato e della camera, oltre a quella di Primo Ministro, rafforzando così l'idea, nell'immaginario collettivo, di essere di fronte ad un governo di centrosinistra con una partecipazione ausiliaria di elementi del centro-destra. La fine del Berlusconi politico arriverà soltanto con la sua morte o con un evidente segnale di demenza.