Il Milan e la B. Nel 1980 e poi '82 fu vera "Serie B" a causa delle scommesse prima e di manifesta debolezza poi, nonostante la classe di "Dustin" Antonelli. Oggi la "B" è quella dell'iniziale del cognome dei proprietari della società. Silvio, che ha fatto stragrande quel Milan raccolto dalle polveri, non ha più la verve né il potere economico per rinverdire i vecchi fasti. Barbara ha provato a combattere Galliani ma le si sono rotte le unghie, abbandonata a se stessa nonostante la paterna benedizione.
Le sarebbero serviti tanti milioni di euro per liquidare l'ad.
Quei soldi non c'erano al momento del tentato golpe né ci sono ora, al punto che i legali del club si dovranno inventare qualcosa per ammorbidire l'impatto di un'altra buonuscita, quella di Seedorf.
In un Milan complessivamente di categoria inferiore - lo testimoniano le prime notizie di calciomercato per la nuova stagione, a partire dalla soluzione interna Inzaghi (di sicuro poco dispendiosa), passando attraverso le difficoltà di riscattare prestiti di valore, per finire con i nuovi (?) acquisti (il ritorno di Matri e Nyang, la corte a Paloschi e il tesseramento dell'ex giovane promessa Agazzi) - l'unica "A" che spicca è l'iniziale del nome del co-ad rossonero, che non poteva consumare una vendetta migliore nei confronti di tutti.
La notizia è forte nel senso della prorompenza, che sia buona o cattiva dipende. Dipende dall'opinione che ciascuno ha di Galliani e del suo modus operandi. La chance per SuperPippo è notevole. Lui è il passato che ritorna - tanto caro al suo mentore Adriano - e il nuovo che avanza. Giovane d'anagrafe e ci auguriamo di idee, può puntare su Cristante, Petagna, Gabriel e magari Mastour facendo di necessità (bassi costi di gestione e valorizzazione del capitale umano) virtù.
La chance del Milan invece è indecifrabile. La rivoluzione che in casi come questo è inevitabile è stata ulteriormente procrastinata. Società in vendita ma non ancora venduta, massimo dirigente quasi licenziato ma alla fine tutt'altro, brillante direttore sportivo corteggiato per l'upgrade di stampo LadyB ma finora di sola teoria si trattò, giovane e ambizioso allenatore ingaggiato in fretta e furia a furor di sorrisi e proclami durato il tempo di una mezza stagione.
E sul campo, Balotelli tornato svogliato come ai tempi dell'Inter, Emanuelson e Constant chiamati a fare i difensori per pochezza di risorse e di idee, buoni giocatori non più ragazzini relegati a gregari (Pazzini, Poli, Zapata) al punto che non si sa quanto possano dare se investiti del ruolo e della responsabilità giusti. Non è certo di Seedorf la colpa maggiore, lui che ha sbagliato non più dell'umanamente sbagliabile e ha costruito una squadra comunque solida in pochi mesi.
Il Milan di oggi è ancora di Berlusconi e Galliani come 25 anni fa, ma non c'è più spazio e tempo per quella programmazione che portò nel tempo la squadra ai trionfi partendo dall'abc.
Forse sbaglieremo, ma se in Società si sono arrabbiati con l'ormai ex-allenatore olandese perché emarginando Abate l'hanno svalutato nella borsa-valori del calciomercato, alla stessa stregua stanno puntando su Inzaghi per una sorta di canto del cigno tradotto in termini di qualificazione alla Champions League 2015-'16. Per la proprietà sarà - sarebbe - un'occasione più unica che rara per poter vendere l'Ac Milan alla migliore occasione anziché ad una "prima" poco appetibile.
In bocca al lupo, Filippo Inzaghi.