Omicidi, salute mentale e società - Ci risiamo: estate o inverno che sia, le vicende di cronaca si tingono di misfatti orrendi, che avvengano in famiglia o meno. Il filo conduttore di tutte queste tragedie sembra però essere uno in particolare: il dare sfogo a proprie voglie o istinti senza tenere in minima considerazione le vite degli altri, uccidendo, violentando privi di alcuna pietà, anche nel caso in cui le vittime siano parenti stretti del carnefice.
Viene da chiedersi se questa sia una società che generi, oltre a tantissime scoperte e personalità di illustre valore, anche dei mostri. Non è così: probabilmente anche quando i media non raccontavano in modo così dettagliato e continuo simili orrori, in effetti questi capitavano.
Resta l'agghiacciante sensazione che spesso chi li commette ragioni lucidamente su quello che ha intenzione di fare e pianifichi magari da giorni anche l'esito dei delitti e gli eventuali alibi da raccontare agli inquirenti una volta avvertiti. Sicuramente i social network hanno l'enorme capacità di connettere le persone, ma come afferma Alfonso Signorini in un suo editoriale, tolgono anche l'impagabile piacere di aprirsi in modo più intimo con gli altri e di raccontare anche magari i propri problemi con le persone giuste, con gli amici, i familiari.
Certe problematiche personali, di sicuro non tutte, ma sicuramente almeno una parte, troverebbero nello scambio di opinioni il modo di essere dipanate, spiegate e magari risolte, curate, evitando epiloghi tanto sanguinosi ed aberranti.