"È stato detto che la democrazia è la peggiore forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora". È un detto di Churchill che, di solito, si ricorda fino ad "altre forme", senza considerare lo "sperimentate finora". E noi, adesso che viviamo una crisi devastante della democrazia, forse possiamo riflettere su nuove sperimentazioni. Uno dei punti più deboli della democrazia attuale si ritrova nelle assemblee rappresentative che continuano a scadere nella qualità, professionale e umana delle persone che sempre più spesso si trovano a non rappresentare altro che loro stesse o, finché vale la fedeltà o la convenienza, le forze politiche che ne hanno promosso l'elezione.

Del resto, anche nelle forme supportate dalla rete, una democrazia diretta è difficilmente praticabile, al di fuori dei cantoni svizzeri, e può supplire alla difficoltà o non volontà di rappresentare il popolo nelle piccole o nelle grandi scelte. Si veda il referendum indipendentista scozzese, che si terrà nei prossimi giorni, e quello catalano, che forse non si terrà mai. Così, anche per l'impulso dei tanti mezzi di comunicazione di massa, soprattutto quelli autogestiti in ambiente social, è tornata a diffondersi e ad imporsi una logica di personificazione del potere e, senza impaurirsi per il nome, del capo. E il capo, come ricordava Ainis sulle pagine del Corriere della sera di oggi, finisce inevitabilmente per essere solo, al comando.

Ma, nello stesso tempo, quando chi comanda deve fare i conti con un parlamento barocco e una amministrazione fatiscente, finisce con il fare soltanto degli annunci, di cui si può apprezzare il taglio giovanilistico e spigliato, ma di cui si finirà presto di essere stanchi, quando si vedrà che nulla da mettere sotto i denti viene portato in tavola o, al massimo, dei fichi secchi.

Allora, ritornando alle possibilità di rappresentanza, veniamo alla soluzione Asimov, che non è un autore di politica ma di fantascienza, che è forse più idonea della scienza ufficiale a prospettare ipotesi di ricerca, se non soluzioni dei problemi. In che consiste questa soluzione della democrazia secondo Asimov?

Nel racconto intitolato "franchise", pubblicato nel 1955, Asimov propone un "giorno delle elezioni" nel quale al protagonista, "un commesso qualunque", che era stato selezionato dal supercomputer e che era stato informato di essere "stato scelto per rappresentare l'elettorato americano", vengono trasmesse le domande del computer.

La macchina poi elabora le risposte e decide gli esiti elettorali così, conclude Asimov, "in questo mondo imperfetto, i cittadini sovrani della prima e più grande democrazia elettronica avevano, per mezzo" di uno di loro "esercitato ancora una volta il loro libero e inalienabile diritto di voto". Magari con un computer del genere le cose andrebbero meglio.