Internet è un mondo a parte? Per quanto mi riguarda, non credo proprio, se lo è stato, non lo è più oggi, a metà del secondo decennio del ventunesimo secolo. La Tecnologia consente di restare sempre connessi, ovunque, tanto che se per una lieve distrazione ci dimentichiamo da qualche parte il nostro "I - phone enne numero" ( chi se lo può permettere ) o un più modesto smartphone, ci sentiamo perduti, orfani. In Italia, nonostante la crisi, il lavoro che non c'è, il numero crescente di "nuovi poveri", secondo le statistiche possediamo più cellulari pro capite di qualsiasi altra parte del mondo.

E, se siamo a casa, ci colleghiamo dal pc, oppure in viaggio col tablet e via dicendo. Perché Internet non è un mondo a parte, ma un'estensione del nostro. Mi sono frenato a stento dallo scrivere "una app". Non ci rendiamo conto, forse non vogliamo, che è anche una fonte inesauribile d'informazioni per chi in rete ci sta per motivi puramente commerciali: siamo noi stessi infatti a dire, liberamente, quali videogames preferiamo, o come li vorremmo, quali cantanti, gruppi, canzoni toccano di più le nostre corde, quali libri leggiamo e di nuovo così via, di prodotto in prodotto.

Il vero "Grande Fratello" di orwelliana memoria l'abbiamo costruito noi, con le nostre mani, anzi con le nostre dita sulla tastiera.

Poi, a metà tra l'orrido e il sublime, ci sono i social network. Mondi dentro un mondo, come un'infinita matrioska virtuale. Ovviamente, Facebook e Twitter su tutti. Parlo del primo, perché anch'io ne faccio parte, oserei dire "ci vivo". Sì, perché la tentazione di scrivere appunto "ci vivo" è fortissima, tanto prende, a volte, la passione con cui ci si accalora a seconda degli argomenti trattati.

Prendiamo , ad esempio, le discussioni nei gruppi esistenti all'interno di Facebook: qui non riusciamo a trattenerci e diamo il meglio, o il peggio, di noi stessi, con tutta la gamma di pregi, difetti e miserie umane. C'è chi sfoggia cultura, chi più umilmente chiede, chi "pensa di essere", chi sale in cattedra e chi non si prende troppo sul serio, ma poi ...

Poi purtroppo si arriva all' insulto, perché la buona educazione ed il rispetto altrui sono diventate rarissime quasi quanto - non ovunque, grazie al cielo - la conoscenza delle basilari regole di grammatica, all'offesa, alla non - tolleranza e, ahimè, alla cancellazione, magari temporanea, dallo stesso gruppo, con un termine sempre più usato che è "essere bannati". Sa un po' di "hai fatto da cattivo/a e ti sbatto dietro la lavagna" o "ti sospendo per tot giorni", però si può fare e si fa, perché un minimo di regole ci sono e andrebbero rispettate, anche se a volte la motivazione del "bannaggio" resta fumosa, nel dubbio. Chi scrive non è nessuno per giudicare, però pensate che illusione di potere deve provare chi questo "potere" lo ha: "ti cancello dal mondo ( virtuale ) per tot giorni perché hai disobbedito alla quinta regola della banana marcia e del calzino bucato, che mai e poi mai possono essere nominati fuori contesto …"

Pensate se un potere simile ( giammai !

) potesse essere esercitato nel mondo reale, che so, facendo sparire quell'impiegato antipatico che vi ha fatto aspettare in coda tre ore davanti al suo sportello per dirvi che "ora non poteva fare più nulla, tornate un altro giorno", o al vostro capo in ufficio che, avendo la luna storta, se l'è presa proprio con voi … Sì, probabilmente ci sarebbe un sacco di spazio in più in questo povero mondo ma … Speriamo non accada mai.