Spesso avviene che gli ossimori riescano a rendere con immediatezza un'idea complessa: così si può ben dire che il Muro di Berlino, della cui caduta si festeggia il venticinquesimo anniversario in questi giorni, celebrando la fine della divisione di una città, di un Paese, del mondo intero, insomma si può dire che quel muro che divideva i tedeschi univa gli europei. E tutti, salvo alcuni governanti dell'epoca, pensosi del ristretto interesse nazionale e timorosi della rinascente potenza germanica, furono lieti, pensando alle nuove prospettive di pace e di benessere, per i tedeschi e per gli europei.

Mentre non si avvertiva, nell'euforia del momento, quanto grandi sarebbero state le difficoltà che si sarebbero dovute affrontare e superare in seguito a questo fatto.

Poi, tutti gli europei, che poco dopo ebbero modo di vedere anche l'implosione della Unione sovietica, continuarono ad essere entusiasti della titanica operazione di ricomposizione dell'unità delle 2 Germanie, figlie mostruose degli accordi di Yalta, e non fecero mancare la loro solidarietà, umana e non solo, agli enormi sforzi di integrazione sociale ed economica dei tedeschi. C'era, allora una visione ben chiara nei governanti tedeschi, accettata con qualche sforzo dai governanti degli altri Paesi europei, che era quella di fare non un nuovo Reich ma una nazione nuova, pienamente integrata nella comunità europea e senza velleità egemoniche, malgrado la sua grandezza, la sua popolosità e la potenza anche economia che sarebbe scaturita dall'unità.

Ma, ora, quanto resta di quella visione? Abbiamo ora una Germania pienamente integrata nell'Unione Europea che, nel frattempo, si è allargata fisicamente, ma senza che si approfondissero le logiche di condivisione? Abbiamo una Germania non egemonica? No, non abbiamo alcunché di tutto ciò che avremmo voluto e dovuto avere, anche considerando il prezzo che abbiamo pagato.

Abbiamo una Germania che, pur essendo de facto egemone, non vuole assumere il suo ruolo e caricarsi, di conseguenza, come è normale, di tutti gli oneri relativi, rendendo anche un po' della solidarietà che gli altri europei hanno dato ad essa. Abbiamo una moneta unica che è una brutta copia del marco tedesco, senza avere alle sue spalle né una banca come la banca centrale tedesca, né un Paese vero e proprio.

E, anche a prescindere dalle colpe e dai limiti nostri, di italiani, e degli altri europei, più o meno europeisti, che non hanno saputo o voluto far fronte alle nuove congiunture; non considerando le pecche della costruzione dell'unione europea, guidata oggi da personaggi tartufeschi che, come certe signore, dopo una vita allegra fanno la morale agli altri, così non va.

Non possiamo dire, come il grande comico: fermate il mondo vogliamo scendere! Non possiamo e non vogliamo dire: "aridatece" il Muro! Ma possiamo dire: così non va! Segue ovviamente la classica domanda senza risposta, per ora: che fare?