Argomento delicato, scottante assai quello dell'omosessualità. Parlarne diventa impossibile se il clima deve essere questo. Invece di approfondire la materia si lanciano invettive e si grida alla discriminazione. Solo perché qualcuno osa dire che si tratta di un problema psicologico?

Il fatto

A Moncalieri, comune situato alle porte di Torino, in un istituto di Scuola superiore è andata in scena una lezione di una insegnante di religione con argomento l'omosessualità. La professoressa si è limitata a parlare della cosa definendola solo come un problema psicologico dal quale se ne può uscire.

I malpensanti hanno subito trasformato il problema in malattia e la professoressa additata subito a pubblico ludibrio, da cacciare quasi. Siamo nell'epoca della disinformazione o informazione distorta, se preferite, a scopo propagandistico scandalistico, dove conta solo ciò che appare, come una sorta di gara a chi la spara più grossa per ricevere popolarità e visibilità.

Le reazioni

Lo stesso preside dell'istituto, informato dagli alunni presenti alla lezione incriminata, ha avviato un'indagine informativa interna volta a chiarire gli esatti termini della questione. Nel frattempo si solleva alta la protesta dell'Arcigay che si è dichiarata disponibile però ad attendere l'esito delle indagini della scuola stessa.

Va sottolineato che probabilmente, come dichiarato dallo stesso preside, le parole sono state male interpretate contribuendo a gettare confusione e sollevare spettri di malainformazione tendenti ad una inesistente discriminazione. Nessuna malattia! Del resto Moncalieri non è una città omofoba. Ma nemmeno tutta la nazione lo è.

Queste ultime affermazioni sono del vicesindaco della cittadina, Paolo Montagna.

Tabu'

Fintanto che sull'argomento si useranno frasi trite e ritrite, falsità e atteggiamenti ipocriti sicuramente non si riuscirà ad abbattere il pregiudizio. E' necessario affrontare seriamente la questione se si vuole superare il tabù che ancora oggi resiste sull'omosessualità.

Nessuno nega loro il diritto ad una esistenza dignitosa dove siano rispettate le scelte fatte. Ma non si può neanche gridare al lupo al lupo ogni volta che si cerca di approfondire il dibattito. Appare del tutto evidente che per tutti deve esserci la libertà di viverla e di parlarne, ma senza retoriche o dietrologismi ideologici.