Domenica scorsa, nella trasmissione "Report" di Rai3, Milena Gabanelli ed i suoi giornalisti d'inchiesta hanno affrontato l'ennesimo caso di delocalizzazione del lavoro dall'Italia. Partendo dai maltrattamenti agli animali, è stato illustrato il processo di assemblaggio dei materiali che note case italiane (almeno di nome) della Moda di lusso hanno trasferito verso i Paesi dell'est Europa. Il dibattito sul web è subito partito, alimentato in particolare dalle reazioni degli animalisti: la crudeltà subìta dalle oche è dimostrata dalle immagini mostrate.

In taluni Paesi del mondo, certe condotte inaccettabili sono un fatto innegabile e ciascuno, secondo la propria coscienza, è ovviamente libero di prendere una posizione sul tema.

Quello che sembra, però, stia rimanendo nell'ombra è il maltrattamento degli esseri umani che certe griffes (come visto, non solo Moncler, ma anche Prada, Peuterey ed altre) attuano sistematicamente pur di guadagnare 30 euro in più a capo. Sono tanti soldi, non c'è dubbio, per chi li incassa (30 euro x centinaia di migliaia di capi = milioni di dividendi ai soci); ma quanto costano (quei 30 euro) nella vita di centinaia di migliaia di componenti le famiglie dei lavoratori derubati del lavoro e del futuro?

La rabbia monta ancora di più quando, poi, si ascoltano le dichiarazioni non solo dei diretti interessati (e ci mancherebbe che non cerchino tutte le scuse, a partire dalla solita globalizzazione) ma anche del nostro capo del governo che, in più occasioni, anche recentemente, ha lodato certi personaggi e certe politiche del lavoro.

La "morale" (se proprio la vogliamo cercare) del servizio di Report forse puntava a dare una risposta alla domanda: cari imprenditori, perché non guardate più lontano e se ci riesce il re del cashmere Brunello Cucinelli, perché voi altri no?

Forse alcuni "padroni", che tanti vantaggi hanno dallo sfruttamento di quanto comunemente percepito come frutto del "made in Italy", dovrebbero recuperare, oltre ad un po' di coscienza civile, una maggiore dimestichezza con i conti pubblici: se lo Stato incassasse le tasse pagabili da centinaia di migliaia di posti di lavoro riportati in Italia, quante tasse sul lavoro (e quindi sull'impresa) potrebbe eliminare?  Ma il problema è sempre quello del "tutto e subito", l'unica voce che sentono è quella del portafoglio, loro e dei loro soci: e allora ben vengano tante campagne di opinione che puntano a premiare gli imprenditori italiani che di italiano non abbiano solo il luogo di nascita.