Qualcosa non convince. I mezzi brutali, bestiali dell'Isis di porre fine alla vita dei propri ostaggi atterriscono e inorridiscono il mondo. L'orribile video del pilota giordano Muadh al-Kasasbeh, dato alle fiamme all'interno di una gabbia dai suoi rapitori, ha scioccato il mondo e scosso i governi di Washington e Amman. Ma la crudele sequenza di immagini potrebbe essere stata anche un atto di teatro perverso.
Secondo diversi funzionari della sicurezza nazionale ed esperti di terrorismo, Kasasbeh sarebbe stato ucciso alcune settimane prima che il video fosse trasmesso.
Probabilmente il 3 gennaio. Fonti di sicurezza britanniche hanno anche ipotizzato che l'esecuzione del pilota possa essere avvenuta tra il 5 e l'8 gennaio. Dal canto loro, i funzionari degli Stati Uniti hanno cominciato a sospettare poco più di una settimana fa che il pilota fosse già morto quando l'Isis non aveva prodotto alcuna "prova di vita" richiesta dal governo giordano.
Quest'ultimo, infatti, aveva dichiarato di essere disposto a scambiare Kasasbeh per la prigioniera rinchiusa in un carcere giordano. A raccontare i fatti anche l'attivista Abu Ibrahim Raqqawi: "Circa 10 membri dell'Isis sono arrivati a Raqqa sorridendo e festeggiando. 'Lo abbiamo bruciato!', dicevano. Lo abbiamo visto ardere dalle fiamme e morire".
Cori cui è difficile credere, di una bestialità raccapricciante. "So che nell'Islam, non ci sono scuse per bruciare qualcuno a morte, così ho pensato che stavano mentendo", continua. Una denuncia che, come sempre più spesso accade ai tempi dei social network, circola sul web.
C'è qualcosa che non convince, dicevamo. E l'aspetto sottolineato da Raqqawi è il primo.
L'esecuzione, infatti, non sarebbe in linea con le pratiche terroristiche. Ma non è tutto. Sempre sul suo account Twitter, Raqqawi evidenzia un paio di dettagli da non sottovalutare riguardo l'uccisione del pilota giordano. Innanzitutto, occorre ricordare uno dei messaggi relativi al giapponese Kenji Goto. L'ostaggio, poi ucciso alcuni giorni dopo, reggeva una foto del pilota.
Se si guarda bene nei dettagli, è possibile notare come, dietro il suo capo, si possano scorgere le sbarre di una gabbia. Le stesse che si vedono nel video poi diffuso? La scena dell'esecuzione sembrerebbe uguale. A cambiare sarebbe la lunghezza della barba dell'ostaggio, sebbene questo particolare potrebbe essere riconducibile ad un ritocco al computer. Un banale errore dell'orrore?
E ancora. La data dell'esecuzione. Forse il particolare più evidente. Si ipotizza il 3 gennaio. Diversi giorni prima, dunque, del rapido diffondersi in rete del terribile video. Perché? Per poter negoziare il rilascio dei terroristi in mano giordana? Non sarebbe da escludere visto che gli stessi funzionari degli Stati Uniti e diversi esperti di terrorismo, sostengono come sia pratica comune da parte dell'Isis mostrare ostaggi ancora in vita, anche giorni o settimane dopo la loro uccisione.
E, infine, un elemento decisamente raccapricciante. Pare che a fine dicembre, l'Isis abbia realizzato una sorta di macabro "sondaggio" per sapere come giustiziare il pilota. Tra le opzioni, proprio quello della torcia umana.
Un'ultima considerazione. Come non far caso alla fredda compostezza dell'ostaggio che va incontro alla morte. Secondo l'intelligence statunitense, sembra che alcuni dei prigionieri siano stati partecipi di finte esecuzioni. Forse con l'intento di smuovere le corde in chi osserva, l'apprensione e l'angoscia delle famiglia. Spaventare.