Rom, immigrati e clandestini. Situazioni che pesano sulla vita di chiprova a vivere secondo le proprie tradizioni, culture e necessità. Persone cheprovano a scappare dai luoghi natii in cerca di qualcosa di migliore osemplicemente di non rischiare ogni giorno la propri vita. L’UE ha affermato che i campi rompresenti in Italia ledono i dirittiumani, il che ha aperto una nuova questione sul tema degli stranieri nelnostro paese.

Subito Salvini.

A cogliere la palla al balzo èstato pronto il leader del carroccio, MatteoSalvini, il quale ha subito sentenziato l’abbattimento di tali campi, probabilmentescordandosi che alcuni mesi fa ci passeggiava dentro per mostrarsi comprensivo e smentire tutti coloro i qualivedono in lui e la Lega Nord un partito Xenofobo.

Se già l’alleanza con Casa Pound non lo metteva del tutto indubbio, dopo queste dichiarazioni la piega presa è ben diversa.

Problema integrazione.

Lasciando da parte la questionese davvero si possano considerare illegittimi i campi rom, secondo quantoprevisto dalla CEDU, visto che tale comunità per definizione nasce come nomadee quindi si pone la questione logistica della sistemazione, l’aspetto più delicato cheprobabilmente l’UE ha voluto sottolineare al nostro paese è quello dell’integrazione. L’esclusione da una vitaattiva all'interno di una città o di un paese possono risultare negative nonsoltanto però per gli stranieri ma anche per chi semplicemente vive ai marginidelle città, nelle periferie, e non vede possibilità davanti a sé.

Se è vero comeriportato dall’Ansa che “1 bambino rom su 5 non inizia la scuola”, questoallora potrà anche vuol dire che c’è un problema di integrazione alla base? Chesi tratti di un connazionale dello Zen, di uno straniero giunto in roulotte osu imbarcazioni precarie attraverso il canale di Sicilia, la questione è quelladi cercare di coinvolgere attivamente tutte le parti.

In tempi di alto allarmeterroristico può risultare più difficile avere buona fede in chi proviene daquelle zone che minacciano di morte l’occidente, mentre risulta facile trattaretutti come terroristi invasori. È ovvio che tra i tanti rom in Italia cipossano essere delinquenti ma non per questo lo devono essere tutti. Può essereinvece che sia proprio la mancanza di una maggiore coesione sociale, non solotra italiani e stranieri ma anche tra gli stessi connazionali, a produrre “scarti” di un sistema che si basa sullacompetizione e la gerarchia?

Il problema nasce da dentro

Forse, l’aspetto più inquietanteè l’avanzata di movimenti che in tutta Europa si agitano per la difesa deiconfini nazionali, vedendo tutto ciò che viene dall'esterno come una minaccia.Eppure, solo per fare qualche esempio nostrano, appena pochi giorni fa la cortedi Strasburgo ha condannato l’Italia per tortura per i fatti avvenuti alla scuolaDiaz a Genova in occasione del G8 del 2001; ancora, nelle ultime settimane si sonoalimentate le notizie circa le tangenti e gli appalti truccati nell'isola diIschia, come se già non bastassero i problemi relativi a EXPO. Purtroppo avolte mostriamo di avere la memoria corta, perché tra chi ha messo le mani intasca agli italiani ci sono anche gli stessi che oggi puntano il dito contro uncampo rom, ma con un diamante in più in cassaforte.

Certamente non bisognarestare passivi difronte ai rischi che si presentano dall'esterno, ma in questocaso è probabilmente possibile osservare quanto le etichette, determinati status o stereotipi, possano condizionare lesoluzioni a certi problemi, rischiando di non considerare il singolovalore delle persone in sé.