La cura Draghi sta funzionando e, superata la fase degli interessi negativi, siamo finalmente entrati in una nuova stagione economica. L'inflazione comincia a svegliarsi insieme alla crescita reale passando da un - 0,6 % di gennaio a un + 0,3 % di maggio 2015. La previsione è quella di raggiungere un tasso di inflazione interna ad 1,8 % per l'anno 2017. Il rafforzamento del dollaro, conseguente, gioca a nostro favore ed agevola il mercato dell'export. Questo beneficio lo stanno già notando le nostre aziende che esportano nei paesi extra europei.

Riforme sempre più difficili da realizzare

Per sfruttare al massimo l'effetto rivalutazione dollaro noi dobbiamo continuare e concludere le riforme necessarie, anche in presenza di maggiori difficoltà politiche che sono affiorate a seguito delle ultime elezioni regionali.

Da una parte, la minoranza PD richiede profonde modifiche alle riforme in atto e dall'altra, i nuovi aspiranti alla guida del paese, Lega e M5S, hanno sempre dichiarato di non essere d'accordo con la politica del Governo Renzi.

Salvini per la Lega, artefice di una vittoria che ha portato il suo partito a livelli molto importanti, chiede con forza la guida del centrodestra. Il Movimento 5 Stelle ha dimostrato di avere un consenso crescente e di avere qualche idea di società, apprezzata da molti.

Rapporto di cambio euro-dollaro

Riprendo il discorso sul dollaro, perché trovo interessante l'argomento. Sappiamo tutti che il Presidente Draghi sta immettendo nel circuito economico europeo, mensilmente, una certa quantità di moneta a mezzo del Quantitative Easing al fine di generare, tra l'altro, anche una piccola inflazione che ci consenta di essere più competitivi sui mercati extra europei.

Effetto benefico che si sta già verificando. Prima dell'Europa, anche l'America ha fatto la stessa operazione per un lungo periodo, ottenendo effetti miracolosi con inversione di tendenza dell'andamento economico e un Pil positivo a valori alti. L'operazione americana deve aver comportato, visto gli effetti prodotti, una pur minima inflazione e quindi una svalutazione interna del dollaro.

Se un anno fa, nel maggio 2014, per acquistare un euro occorrevano circa 1,40 dollari, oggi ci si aspettava che per acquistare lo stesso euro ci volessero 1,50 dollari e invece non è così perché, sempre oggi, sono sufficienti circa 1,10 dollari. Ne risulta una svalutazione dell'euro di circa il 20 % rispetto al dollaro o viceversa una rivalutazione del dollaro del 20 % rispetto all'euro. Continuerò ad interessarmi di questo problema per capire questi fenomeni, anche se sono convinto che il rapporto di cambio euro-dollaro non è ancora definito e tutto apparirà più chiaro nei prossimi mesi quando il mercato avrà fatto la sua parte.