Storia magistra vitae , come si suol dire, ma anche il mito può insegnarci qualcosa, e ancor di più la letteratura. Così capita che le recenti proteste verificatesi davanti e dentro il palazzo del Comune di Roma, nell' Aula capitolina, possano essere rilette , senza volersi prendere troppo sul serio, richiamando storia, mito e letteratura.

I fatti e la storia - Dunque, oggi come allora il Campidoglio è sotto assedio. Lo insidiano non più i Galli di Brenno, ma incravattati politici e uomini d'affari . Il sacco di Roma però c'è stato anche questa volta e la Città Eterna si è svegliata devastata nel profondo a causa di quanto continua a emergere dall'inchiesta di Mafia capitale.

Alcuni degli assedianti erano evidentemente già penetrati sul Colle e in Aula Giulio Cesare, dove il Consiglio comunale si è riunito per la votazione della surroga di 4 consiglieri arrestati. E' sempre qui ,  lo vuole la leggenda, che le oche del Campidoglio avvertirono nottetempo gli assediati, permettendogli di respingere l'aggressore. Oggi però in Campidoglio di oche da guardia non se ne sono viste; c'erano piuttosto Grillini all'assalto (marchio M5S), tartarughe (di Casa Pound), "omini verdi" (Lega Nord) o di un tricolore stinto (Ncd e Fdl). Più che allertare dell'imminente attacco ( già evidente a tutti) , il loro compito è stato stavolta quello di protestare, unendosi ai già presenti dipendenti della Multiservizi.

La battaglia - E dunque ci sono stati attimi di tensione sotto la statua equestre di Marco Aurelio, dove una falange di legionari, pardon, di agenti in tenuta antisommossa ha respinto, per evidenti ragioni di sicurezza e ordine pubblico, i manifestanti che si accalcavano alle transenne poste davanti all'ingresso di palazzo Senatorio, con la volontà di accedervi.

Alcuni ce l'hanno persino fatta, come il consigliere M5S Enrico Stefano, che ha lasciato un cartello con scritto "onestà" sulla statua di Giulio Cesare (sic semper tyrannis!). La pugna si è dunque svolta a suon di cartelli, striscioni , slogan e letture di intercettazione , sotto il vessillo dell' hashtag #occupycampidoglio, in un clima in cui, l'assedio dei barbari in camicie di seta si confonde quello degli "animali politici" .

In effetti, a guardarli bene , i manifestanti  "colorati" politicamente ricordavano un po' gli animali della fattoria descritta da Orwell nel suo romanzo, nell'atto di voler cacciare l'uomo (non il signor Jones, ma il sindaco Ignazio Marino).

Confronti letterari - In questo "gioco delle parti" il ruolo dei "maiali" non può che toccare agli esponenti 5 stelle, fieri di rivendicare la propria immunità dal morbo della corruzione, ormai diffusosi come la peste (perchè si sa , tutti gli animali sono uguali , ma alcuni sono più uguali di altri). Ma non dimostrano certo più spirito critico i manifestanti pro-Lega , dimentichi delle storie di lingotti e diamanti del tesoriere Belsito, da far invidia al racconto de "l' isola del tesoro"di Robert Louis Stivenson.

Per non parlare, infine , di Casa Pound, che , nel reclamare a gran voce la "testa" di Marino per i recenti scandali, è dimentico delle radici del fenomeno, in cui l'ex sindaco Alemanno e la passata Giunta sono rimasti coinvolti.

Il Pater Patriae  - Insomma, di fronte ad una città che paga cara la sua sconfitta, soprattutto morale (guai ai vinti!) ,  invocare divinità pagane o aspettare  il provvidenziale deus ex machina , sembra tanto vano quanto anacronistico. Tuttavia,  un moto d'orgoglio dei cives romani è necessario, ma snaturato da demagogia  e che guardi "alla trave nel proprio occhio" prima che alla pagliuzza in quello del  vicino. E soprattutto serve un Pater Patriae che possa riscattare l'onore di Roma.