L'Italia non è un paese per donne, adulte, anziane o bambine. Non lo è perché ogni volta che si esce da casa bisogna prepararsi a molestie camuffate da complimenti, tentativi di approcci e avances non gradite. Perché non basta attaccarsi al telefono, coprirsi il più possibile, evitare gli sguardi del maschio in calore di turno per scongiurare l'offesa e il disagio. Perché di disagio si tratta quando studentesse e madri vengono spogliate con gli occhi dal cameriere, dal venditore ambulante, persino da chi chiede l'elemosina, dal dipendente pubblico con la camicia ben stirata.
Per non parlare dei palpeggiamenti studiati ad hoc sui bus che non danno neanche il tempo di capire chi sia stato. Una mancanza di rispetto che sottolinea una mentalità retrograda e maschilista che dovrebbe esser superata da decenni.
Lo stupro della ragazza avvenuto nel centralissimo quartiere di Prati in una giornata di festa è la prova di quanta miseria umana ci sia in giro. Perché solo una mente misera può fingersi poliziotto per adescare con l'inganno e poi violentare una minorenne che alla sua età pensa che la cosa più grave che possa succederle sia che i genitori vengano a sapere se ha bevuto una birra o fumato una sigaretta. Da ora in poi non bisognerà più insegnare alle nostre figlie e alle nostre sorelle di guardarsi da persone "strane" o tradizionalmente non affidabili.
Siamo costretti a invitare le oneste signore che rientrano a casa dal lavoro a guardarsi le spalle da chiunque, ad aver paura se vengono fermate ai posti di blocco, ad evitare di fare benzina dopo le 19. Ditemi voi se questa è vita.
Ma se questa mentalità meschina e arretrata della donna che se la cerca - perché non dovrebbe girare da sola, neanche quando fa gli straordinari al lavoro e finisce troppo tardi, e in quel caso deve aver paura anche di prendere un taxi - non cambia è anche colpa della mala giustizia.
Fino a qualche anno fa in tribunale veniva chiesto alla vittima se indossasse jeans aderenti che avrebbero provocato il maschio di turno: una domanda che non dovrebbe sussistere. La vittima viene ulteriormente violentata a parole. Sospettare che se la sia cercata equivale a pugnalare ancora una ferita che rimarrà aperta per sempre.
Ma la cosa grave è che il maschio che da sfogo ai suoi istinti sa benissimo che con un bravo avvocato potrà cavarsela con qualche mesetto ai domiciliari e continuare a fare le avances a tutte quelle che gli capitano, tanto la farà sempre franca. A Palermo una minorenne è stata aggredita da un parcheggiatore, a scongiurare il peggio l'arrivo della madre e della sorella, minacciate a loro volta dall'aggressore. A Torino viene arrestato il terzo complice di una violenza sessuale ai danni di una disabile, quale sarà la sua condanna adesso? A Modena i quattro ragazzi che hanno violentato una ragazza durante una festa in piscina sono stati rilasciati. Il motivo: la ragazza non avrebbe chiesto aiuto perché sotto l'effetto di stupefacenti.
Niente segni di lotta, niente urla disperate equivalgono a nessuna violenza. Questo è quanto affermano i giudici che non pensano mai che la stessa cosa potrebbe accadere a loro.
Come biasimare allora chi afferma che bisogna farsi giustizia da solo? Un'escamotage per non scontare la pena che si merita pare si trovi sempre. Se l'Italia non è un paese per donne lo è senz'altro per avvocati del diavolo.