È sconcertante assistere ai "litigi" banali fra la Chiesa Cattolica, o Stato Città del Vaticano, e quello che rimane della politica italiana, vale a dire Salvini, Zaia e Maroni, documentati dalle notizie sul Corriere del Veneto. Sono gli unici ‘sul fronte’ che hanno il coraggio di dare risposte del tipo "Non ci rompete le palle!", quando ai ‘diocesani’ osano dire che gli italiani non sono cristianise non ospitano orde di cosiddetti profughi dove capita, anche a casa loro. Voi ospitereste persone che non conoscete e che non hanno nemmeno una carta d’identità?
E così scopriamo che non solo la Caritas o le Prefetture non possiedono strutture adatte a questo tipo di emergenze, e vessano i sindaci dei Comuni italiani, costringendoli a prendere posizioni molto drastiche, ma scopriamo anche che il Vaticano e le conventicole di diritto pontificio, possiedono solo a Roma tredicimila posti letto in circa 300 alberghi di ogni categoria (notizia del Corriere della Sera di Sergio Rizzo). Pensate che trenta di questi alberghi sono del tutto sconosciuti al fisco italiano. Figurarsi se li rendono disponibili a ospitare ‘migranti’. Dalle notizie più recenti risulta che solo la diocesi di Vicenza si sia convinta ad aprire una ‘commissione d’inchiesta’ sui profughi, dato che il governatore del Veneto Luca Zaia insisteva nel riferire che due su tre sono solo sconosciuti clandestini.
Italiani razzisti o Clero un po’ tirchietto?
Dunque vediamo un po’: noi italiani non siamo cristiani, e anche un po’ razzisti, se non offriamo ospitalità ai ‘profughi’, mentre il Vaticano cosa fa? Nasconde di avere strutture vuote a disposizione? Chi è meno cristiano fra i due? Ma poi, i prefetti, che da alcuni giorni sono in via di ‘accorpamento’, come da decreto appena sfornato, si sono mai domandati se fosse il caso di interrogare questi profughi circa il loro credo o tendenze religiose, visto l’allarme terrorismo generale?
Il Governo Australiano se l’è domandato e ordina a tutti quei musulmani che seguono la legge della sharia e il jihad, di abbandonare il Continente. Se non vi adattate alla nostra cultura andate a stare altrove. O forse gli australiani sono più informati?
Il jihad e non la jihad
Pochi sanno che jihad in italiano è un termine che dovrebbe andare al maschile: il jihad, vale a dire il più nobile dei doveri di un musulmano, l’equivalente della Guerra Santa.
Nella teologia islamica ‘jihad fi sabil Allah’ si riferisce in modo specifico all'atto di imbracciare le armi per la causa dell'Islam (cfr. il libro ‘eretico’ di Robert Bruce Spencer ‘Guida Politicamente Scorretta …’). Del resto, il muftì sudafricano Ibrahim Disay disse in una rubrica online: ‘Se i kuffàr (gli infedeli) ci permettessero di diffondere pacificamente l'Islam, non muoveremmo loro guerra’.
In altre parole, se ritengono che un determinato paese sia di ostacolo alla diffusione dell'Islam, i musulmani sono tenuti a muovergli contro. E noi italiani saremmo poco ospitali o razzisti?