Occorreche gli scandaliavvengano ma, dopo che sono avvenuti, bisogna affrontare i problemi e risolverli radicalmente e, se possibile, definitivamente. Se il Governo non vuol fare un decreto sullosciopero nel campo dei beni culturali; se i custodi non si possono licenziare tutti, come fece Reagan con i controllori di volo americani; se non si possono applicare (trasferimento temporaneo) altri dipendenti pubblici a Pompei, per assicurare l’apertura degli scavi più famosi del mondo, dall’alba al tramonto, a Pompei mandiamo l’esercito.

Che altro vogliamo fare oggi per Pompei?

Trattiamo gli scavi di Pompei come un’emergenza, un terremoto o una alluvione! Noi siamo bravissimi ad affrontare le emergenze: è con l’ordinaria amministrazione che non ci sappiamo fare! Mobilitiamo la protezione civile, l’esercito, i volontari! Lasciamo arrivare gli angeli delle rovine come cinquant’anni fa (nel 1966), per l'alluvione di Firenze, lasciammo arrivare gli angeli del fango! Magari tanti giovani del sud, ma anche del nord, potranno smettere, per qualche settimana, di piangersi addossoe potranno rinunciare ad andare qualche giorno al maree ariposarsi dalla fatica del non lavoro.

È orripilante vedere chi ha un lavoro sicuro, che forse è anche pronto a fare, scioperare per ragioni incomprensibili ed è ancor più imbarazzante vedere che quanti queste ragioni avrebbe dovuto udire, ascoltare, comprendere, adottando i conseguenti adempimenti, non facciano nulla se non borbottare misere scuse e cercare di scaricare su altri le proprie responsabilità.

Quando stiamo cercando ancora di superare una crisi tremenda e potremmo giovarci di tutti i beni culturali e delle bellezze ambientali che abbiamo, se riuscissimo ad accogliere degnamente i turisti, non è ammissibile che gli scavi di Pompei restino chiusi, anche a sorpresa.

Così facendo,non solo ci attiriamo le peggiori critiche, ma anche i dileggi del mondo intero!

E anche chi, giustamente dice "basta piagnistei"continua a non fare quanto è necessario per risolvere il problema, anche in via provvisoria. Se l’Italia deve risorgere, come diceva con buona retorica un Presidente, bisogna innanzitutto che smetta di essere uno scandalo continuo.