Non si placano le polemiche sul disegno di legge Cirinnà, che regolamenta le unioni civili tra persone dello stesso sesso. Una legge che alzerà, al di là di ogni ragionevole dubbio, il tasso di civiltà dell'Italia, in quanto è impensabile che una nazione democratica come la nostra, non abbia, nel suo ordinamento, regole che definiscano giuridicamente, attribuendo diritti e doveri, coppie composte da individui dello stesso sesso.
Per certi versi, ilDdl Cirinnàpuò essere considerato il manifesto, politico e simbolico, di una presa di coscienza sulla necessità di tutelare le nuove formazioni familiari che, non necessariamente, sono composte da maschietti e femminucce.
Dunque, un provvedimento legislativo che ha la nobile pretesa di risarcire tutti quegli individui che sono scesi in piazza, urlando 'Sveglia Italia', con l'obiettivo di rivendicare il riconoscimento dei propri diritti e dei propri doveri di coppie omosessuali.
Perché 'no' alla stepchild adoption
Se il Ddl Cirinnà, nel suo impianto complessivo, è un ottimo disegno di legge che regola finalmente le unioni omosessuali, a turbare giustamente l'opinione pubblica è l'art. 5, il segmento che prevede la cosiddetta 'stepchild adoption', ovvero la possibilità del partner di poter adottare il figlio naturale del compagno. A una prima lettura superficiale, potrebbe sembrare un ulteriore passo in avanti nella conquista di nuovi diritti per le minoranze, ma non è così.
La stepchild adoption è un atto di egoismoestremo, che nella sua formulazione legislativa attuale, potrebbe portare a conseguenze abbastanza gravi. Di fatto, quest'articolo è un irreversibile passo verso le adozioni omosessuali, tramite l'ignobile prassi dell'utero in affitto. Infatti, non è difficile supporre che quest'articolo possa costituire un incentivo notevole affinché una coppia dello stesso sesso, che vuole avere un figlio, possa andare all'estero, nei Paesi dove è legale affittare l'utero, e ritornare in Italia con un bambino che, grazie alla stepchild adoption, può diventare figlio effettivo di quella coppia.
Perché Grillo ha lasciato libertà di coscienza?
Anche Grillo, dal suo blog, ha lasciato libertà di coscienza ai parlamentari 5 Stelle sul voto in Senato del Ddl Cirinnà, forse, perché ha capito che, in quell'art. 5, c'è tutto l'egoismo di chi non vuole accettare l'elemento naturale della 'nascita'. Un bambino nasce perché due corpi, uomo e donna, si sono amati; un bambino nasce perché due corpi, maschio e femmina, si sono appartenuti; un bambino non può nascere, invece, da due donne o da due uomini.
Nell'articolo 5è riscontrabile lo stesso malsano egoismo di tutte quelle persone che continuano a rinnegare che un bacio, tra due ragazzi o due ragazze, non abbia la stessa bellezza, la stessa forza poetica e la stessa naturalezza di quello tra due innamorati, maschietto e femminuccia. In una società come la nostra, in cui tutto sta diventando inesorabilmente artificiale e liquido, rendere anche la 'nascita' qualcosa di non naturale, non è una conquista, ma sarebbe semplicemente unasconfitta morale, civile e umana.