In questi giorni stanno suscitando molte perplessità, senza dimenticare anche alcune reazioni favorevoli, le parole di Papa Bergoglio: "L' invasione araba dell'Europa non è per forza un male." Con questa dichiarazione il pontefice certifica, di fatto, l'invasione di etnie arabe e islamiche, in certo modo connessa al fenomeno epocale dei migranti, che pure - come indicano le cronache - ha già destabilizzato l'Europa e l'Occidente almeno continentale.

Difatti, sulla scia della compianta Oriana Fallaci, si registra un fronte culturale di forte opposizione a tale dinamica storica, con previsioni distopiche riassumibili con l'espressione lapidaria "Eurabia".

La nostra storia e tradizione (anche moderna e cristiana) non rischiano soltanto una propulsiva integrazione o un'assimilazione rovesciata, ma sul medio-lungo termine, potrebbero giungere ad estinzione o sfociare nel ritorno di nuovi "medioevi inquietanti", persino diversamente teocratici e neo-ottomani, per forza demografica e decadenza occidentale. Le intenzioni del Papa, naturalmente, sono ecumeniche e umanistiche, di comprensibile apertura alla società multietnica, ma forse anche gravemente irrealistiche.

Incontro-scontro di civiltà

Il fenomeno epocale dei migranti, e di milioni di musulmani nel mondo, sono dati concreti con cui l'Occidente deve confrontarsi. Tutto ciò va fattosenza ricette xenofobe o neoimperialiste, al passo con la complessità del nostro tempo, generata dall'avvento del mercato globale e dalla cosiddetta "planetizzazione", con il mondo che, dopo l'era delle comunicazioni, mass media e Internet, è diventato un villaggio globale.

Infatti ad oggi, tutti i popoli della Terra, bene o male, risultano connessi.

La crisi epocale economica e ambientale contemporanea, con effetti concreti quali il terrorismo internazionale o altre conflittualità belligeranti in diverse aree geopolitiche, deriva anche da tale baco storico drammatico. Quel che il papa, gli umanisti astratti o "buonisti", le forze cosiddette progressiste, l'Unione Europea e l'Onu sottovalutano, sono il peso della storia e delle diverse evoluzioni storiche nelle varie aree geopolitiche del mondo.

Un conto è pilotare in senso nuovo, umanistico e critico, l'emergenza relativa alla presenza di nuove etnie e religioni nel mondo occidentale, altro è negare le reali dinamiche conflittuali.

Gli scrittori Adonis e Sansal

Oggi nel mondo esiste, in un certo senso, un solo terrorismo platealedimatrice islamica, che l'Islam moderato è incapace di azzerare.

Le nuove etniearabe e africane di religione islamica non hanno storicamente l'esperienza intellettuale e affettiva dei valori democratici umanistici alla base della cosiddetta civiltà occidentale. Parliamo di moltitudini, non di singoli o gruppi di eccezione. Nei paesi arabi e tra i migranti di religione musulmana, lo stile psicologico prevalente, più o meno pacificamente, segue quasi alla lettera i dettami del Corano, incompatibili con i valori laici dell'Occidente, e per molti anche regressivi rispetto al Cristianesimo e all'ebraismo stesso.

Tutti dovrebbero riflettere sulle analisi recentissime dello scrittore siriano Adonis, autore di "Violenza e Islam" (Guanda), già candidato al Premio Nobel, e dell'algerino Boualem Sansal, "2084 La fine del mondo" (Neri Pozza), terribile nuova previsione euroarabica. Scrittori rilevanti ed entrambi provenienti dal mondo arabo. Probabilmente i papi precedenti,WojtylaoPapa Ratzinger, sarebbero stati più realistici.