Giornata della Terra, Ambiente da difendere, inquinamento sempre più stringente in città divenute camere a gas. Eppure, nonostante gli effetti nefasti siano la logica conseguenza di una serie di gravi danni arrecati al patrimonio ambientale, non si modificano i modelli di sviluppo, né si cercano alternative per tutelare i mari e lasciare respirare la Terra. Il referendum "antitrivelle" del 17 aprile scorso aveva cercato di mettere un punto fermo sullo sfruttamento selvaggio di gas e petrolio in mare, ma i cittadini sono rimasti lontani dalle urne come se il problema non li riguardasse, salvo vedere oggi protestare gli abitanti della Liguria per lo scoppio di un tubo di un oleodotto nel Polcevera, che ha provocato un vero e proprio disastro ambientale.

Che senso ha che oggi gli abitanti di quella zona protestino con tanto di mascherine, quando l’ecosistema del fiume è stato in pochissimo tempo distrutto con una moria di girini ed uccelli sacrificati sull’altare di interessi dimultinazionali sempre più aggressive che non guardano in faccia a nessuno, ed avvelenano territori dove si muore e ci si ammala con una facilità incredibile? Non ha alcun senso difendere un posto di lavorosulle piattaforme petrolifere, oppure all’Ilva di Taranto se si è condannati a morte certa, se le tutele sul lavoro non ci sono, se i controlli sono elusi e a rimetterci sono la terra, i mari e i fiumi.

Così come non ha alcun senso ignorare le catastrofi climatiche sempre più frequenti che sono un grido d’allarme che ormai si finge di non sentire.

Con la globalizzazione in atto, in nome di uno sviluppo che soddisfa gli appetiti di colossi finanziari, stiamo distruggendo ogni zolla di terra, avvelenando mari e fiumi e ammazzando i pesci. In altre parole, stiamo distruggendo la vita di un pianeta che dovremmo difendere a tutti i costi, perché la vita è sacra ed ogni respiro dell’universo è un fiore che sboccia sulle rive di una sorgente.

L'esempio di Maxima Acuna

Ma se in questo occidente che perde sempre più i pezzi difendere ciò che abbiamo diventa un optional, c’è invece chi, vivendo da sempre a contatto con la terra, ha avuto il coraggio di sfidare un colosso minerario che doveva scavare una miniera d’oro e prosciugare i laghi che servivano per irrorare i suoi campi.

Stiamo parlando di una contadina peruviana, Maxima Acuna, che non ha esitato a difendere il suo campo e, seppure abbiano più volte bruciato la sua casa e i suoi animali, non si è mai arresa. Maxima si è rifiutata di cedere i suoi 25 ettari di terra perché il suo oro è l’acqua, un bene che vale più di una miniera di diamanti: acqua che disseta uomini, necessaria alla terra per dare frutti e sfamare chi la coltiva.

Una piccola donna sfida grandi colossi che non esitano a distruggere in nome dei profitti, come se soddisfare interessi sia l’unico desiderio di felicità da raggiungere, dimenticando che la terra non è nostra e che noi le apparteniamo. Invece di ringraziarla per ogni dono che da essa proviene, la riduciamo in piccoli frammenti, distruggendo ogni albero che racchiude lo spirito della vita. Amare la Terra è una fede, rispettarla è un suo diritto perché tutto ciò che in lei vive è sacro.