Le 'comunali' ci hanno riportato indietro di qualche anno, per la precisione di tre, quando alle elezioni politiche nasceva questa nuova fase: lo stallo politico. La causa sembra essere dovuta all'avvento del M5s che si rivelò primo partito alle scorse elezioni politiche ma senza andare a governare perché -in sintesi- non accetta alleanze. Dagli anni 90 si è sempre dichiarato prima il nome del premier e la coalizione; sebbene in caso di pareggio si siano formati dei governi tecnici o delle strane creature come il governo Renzi. Più che causa il 'movimento' è sintomo della 'morte delle ideologie', tramonto all'insegna dell'ambiguità che caratterizza i partiti ancora esistenti, sui quali giganteggiano -per aver rifiutato parte di finanziamenti e di stipendio- i parlamentari 5 stelle: altrettanto vistose sono le dichiarazioni che danno per assunte posizioni di sinistra e destra indistintamente, come nell'ultima dichiarazione in cui la Raggi ritiene di ‘assoluta necessità’ che i mezzi di trasporto romani siano pubblici: esattamente quell'espressione da politico no-euro, popolare, anti-Bruxelles, anti tecno-burocrati etc.
teorizzata in bibbie frontiste o no-global d'oltralpe che tanto piacciono anche agli elettori leghisti di Salvini. Pericolosamente attraente la grillina quindi, sia di qua che di là.
Bertolaso, Marchini, Meloni, Giachetti
Bertolaso e Marchini danno prova di voler andare oltre gli steccati ideologi, sia l’uno che l’altro con gaffes, battute, post su facebook e Twitter che avrebbero il solo scopo di ‘entrare in scia’. Sottotono invece tutti quelli che ancora parlano politichese o che vorrebbero riproporlo, come Giachetti (PD) che i sondaggi danno in affanno dietro la Raggi, o Meloni, forte del solo appoggio della L.N.-Noi con Salvini ma che in caso contrario potrebbe contare solo sui suoi, ossia sulla sola struttura di partito in cui -se non si è sufficientemente coinvolti con prebende e regalie- lavora alla campagna elettorale solo chi ha un incarico o una poltrona municipale.
Chi rimane si ritrova in tutti i sondaggi dall’1% al 3,5%: si tratta di associazioniil cui tempo non è più scanditodalle lancette dell'orologio ma da quello dei propri sogni: suggeriamo la creazione di riserve indiane. Non sappiamo proprio a che proliste che raggranelleranno solo qualche migliaio di voti e che a causa del loro estremismo non vengono cercati dai candidati più gettonati, facciano la loro presenza in questa competizione: è ormai chiara l'impossibilità -degli interpreti di questo amarcord ideologico- di creare convergenza su un progetto che possa competere con la candidatura della movimentista avvocato, Virginia Raggi.
Forza Italia sui carboni ardenti sogna Marchini
La responsabilità maggiore è sicuramente di Forza Italia, i cui quadri non hanno saputo ribadire al proprio elettorato la linea di partito da sempreimpostata su figure della cosiddetta società civile o su grossi personaggi del mondo del lavoro. Molti lavorano allo sgambetto: più che ex AN si tratta di possidenti territoriali che cercano una poltrona nella prossima amministrazione e rimangono suggestionati da un sondaggio che vede Giorgia Meloni, l'ex ministro di Centocelle, l'unica che sarebbe in grado di sconfiggere la Raggi qualora tutta Roma decidesse di opporsi alle sirene blasfeme del movimentismo cinque stelle.
Ma ciò potrebbe avvenire solo al ballottaggio, perché in prima battuta nessuno osa condividere per un motivo o per l'altro il percorso altrui rischiando, come ormai s'è capito, che a contendersi la poltrona di sindaco saranno la grillina eil discepolo di Renzi. Bertolaso ha iniziato quindi a mandare messaggi o telefonare a questo o a quel direttivo, cercando almeno di trovare una quadra all'interno nella speranza che Marchini faccia un passo in dietro e lo appoggi -il cosiddetto ticket- al fine di essere il solo ad ottenere numeri utili per passare al secondo turno. Se così non fosse, potrebbe esserela fine del partito di Forza Italia a Roma.