Recentemente è tornato agli onori delle cronache lo scontro tra carnivori e vegani, grazie allo scambio di provocazioni tra Giuseppe Cruciani, conduttore del programma radiofonico “La Zanzara”, e alcuni vegani - animalisti.Anche se costituiscono circa l'1% della popolazione italiana (rapporto Eurispes 2013) il fenomeno è sicuramente in crescita e la combattività dei vegani, soprattutto sui social, è ben nota:se haiun amico vegano, lo sai di sicuro.

Vegani e vegetariani: la storia

Il veganismo nacque, ovviamente, nell’ambito degli ambienti vegetariani: nella prima metà del Novecento alcuni vegetariani ritennero sbagliata l’abitudine di consumare i prodotti derivati dagli animali (soprattutto latte, latticini e uova), ritenendo che, ancorché non determinassero l’uccisione di un animale, il loro consumo era causa dello sfruttamento deglianimali e possibile causa disofferenza.Nel 1944 Donald Watson creò il neologismo Vegan, che deriva dalla contrazione del termine Vegetarian, e fondò un movimento di vegetariani puri che si allontanava dal vegetarianesimo classico per il non consumo, oltre che di animali, di latte, formaggi e uova.

La base culturale del veganismo è l’Antispecismo, un movimento filosofico, risalente XVIII secolo, che rifiuta il trattamento diverso tra le variespecie di animali attuato dall’uomo, in un ottica antropocentrica, solo per ragioni legate all’appartenenza di specie.

Oggi il termine veganismo indica l’adozione uno stile di vita che non comporta l’uccisione, lo sfruttamento e la sofferenza degli animali. Pragmaticamente, lo scopo non è, comunque, quello di evitare in assoluto l’uccisione di animali (finenon realizzabile), ma quello di evitare, per quanto possibile, l’uccisione, lo sfruttamento e la sofferenza indiscriminata e non necessaria degli animali.

Non solo a tavola

Anche se l’aspetto più vistoso di questo stile di vita riguarda l’alimentazione che esclude dalla dieta uova, latte, latticini,e iprodotti derivanti dall’apicoltura, il veganesimo, si estende a tutti i comportamenti umani prevedendo il non utilizzo di oggetti in pelle, cuoio, lana, seta e piume,di cosmetici, saponi e medicinali testati sugli animali,di grassi e altre sostanze non alimentari derivati da animali.

Infineil veganesimo comporta il rifiuto di partecipare tutte le attività che prevedano l'utilizzo degli animali da parte dell'uomo (sperimentazioni, spettacoli, corse, combattimenti, zoo, acquari, attività circensi, commercio degli animali da compagnia etc.)

Su alcune questioni il dibattito tra i vegani rimane aperto: come comportarsi con tutti gli additivi alimentari di origine animale spesso presenti, anche se in piccolissime dosi, negli alimenti?

E come regolarsi rispetto ad un vegetale concimato con sterco di vacca? E come escludere che il ciclo di coltivazione dei vegetali, che prevede l’uso di pesticidi, antiparassitari, macchine per la raccolta, trasporti ad alta velocità, non comportil’uccisione di animali? Come fare a meno di tutti quei prodotti (e sono tantissimi) che nel loro ciclo di lavorazione prevedono l’utilizzo di grassi o altre sostanze di origine animale?

Le questioni ad oggi sono risolte dal movimento vegano con pragmatismo, secondo i precetti del quando è possibile e delnecessario”;i vegani, insomma, ritengono più utile alla causa combattere principalmente l’uso di quei prodotti più direttamente di origine animale.Anche se la questione etica è la prevalente, il vegani portano a sostegno della loro scelta anche motivazioni di carattere ecologico (il consumo di carne sarebbe incompatibile con uno sviluppo sostenibile) o di tipo salutistico (superiorità della dieta vegana rispetto alla dieta onnivora).

Chiaramente nella battaglia vegani-carnivori, questi ultimi portano a loro sostegno delle tesi esattamente contrarie a quelle vegane, che saranno esplorate nella prossima parte, che concluderò con lemie personali opinioni sul veganismo.