I giornali riportano quotidianamente quello che sta succedendo a Roma tra i vari aspiranti. Liste non ammesse e ricorsi in tribunale, continue punture di spillo adolescenziali tra i candidati, autoincensamento dei singoli, rifiuto del confronto tra le forze politiche forniscono una fotografia desolante del panorama capitolino, frammentato e, spesso, autoreferenziale; tutto l'opposto di Milano dove la lotta è ormai ridotta ai due candidati più forti nella lotta centro-destra contro centro-sinistra.

Quello che delude e, in parte spaventa, è l'assenza di concretezza nelle proposte (poche) che rispecchiano piuttosto una situazione in cui i cespuglietti politici si presentano dimostrando di essere più interessati a certificare la loro esistenza che non a risolvere i problemi seri, e secolari, di questa città ridotta ad una situazione da terzo mondo da varie consiliature che si sono susseguite senza che nessuno sia stato realmente in grado di risolvere i problemi che il cittadino incontra e deve combattere quotidianamente.

Alle idee estemporanee di una funivia che dimostra, per chi la propone, di non avere idea del flusso e della quantità dei romani che devono riversarsi in città da quei quartieri periferici fa riscontro il cambiamento di posizioni del candidato di centro-destra più forte che ruota di 180 gradi rispetto alle affermazioni di principio con le quali si era presentato nella scorsa tornata.

Francamente l'impressione globale che se ne trae è piuttosto desolante, né basta a sensibilizzare il potenziale elettore ogni tentativo scenografico che viene utilizzato per attirare l'attenzione e la benevolenza del cittadino elettore. Gli avvenimenti di Mafia Capitale hanno fatto toccare a tutti con mano il livello di corruzione, oramai endemica e trasversale, che impregna e corrode la città.

Il signor Rossi si aspetterebbe programmi concreti e, sopratutto, efficaci che possano essere verificati da ogni cittadino; la gente è stanca di lotte ideologiche che coprono in realtà scontri tra gruppi di potere (o aspiranti tali) e sogna invece di riappropriarsi della città più bella del mondo declassata a sentina vergognosa che viene offerta quotidianamente agli utenti e presentata ai turisti desiderosi di ritrovare una Caput Mundi che non c'è più se non nelle rovine romane e nelle strade medievali.

Traffico, trasporti, nettezza urbana e qualità dell'ambiente, sicurezza stradale e personale per non parlare che di alcuni tra i molti problemi non trovano nessun riscontro se non solo parole da talk-show.

Basterebbe far propria una caratteristica anglosassone che qualifica positivamente quei paesi: l'accountability, cioè l'obbligo di "rendere conto" delle proprie azioni da parte degli amministratori.

Con un controllo costante e non spostato nel tempo senza possibilità di sanzione per chi sbaglia o ruba.

Roma ha bisogno di un manager e non di un politico vista anche la bassa levatura di questa generazione di politici rispetto al passato. Se tutto questo non si realizzerà, ogni partitino o congrega raccoglierà forse i voti dei propri adepti ma la maggioranza dei cittadini eviterà di andare alle urne perché la delusione monta vertiginosamente e solo i parolai non se ne sono accorti. La città cadrà nel limbo delle capitali da terzo mondo invece di riappropriarsi del suo ruolo storico. Continueremo nell'inerzia sperando solo che la Magistratura e le Forze dell'Ordine possano almeno contenere la melma quotidiana.