Atteso con ansia da chi aveva apprezzato il riuscitissimo X-Men – Giorni di un futuro passato, terzo capitolo della nuova saga rivista e corretta degli X-Men, nonché terzo contendente della “guerra fra major” che ormai oppone Disney, Warner Bros e 20th Century Fox nel mondo dei supereroi, X-Men - Apocalisse sembra non aver convinto tutti i critici né il pubblico, nonostante un buon (ma non eccelso) risultato finora ai botteghini.

Vediamo cosa non va e cosa invece convince di quest’ultimo capitolo della nuova saga degli X-Men, che segna la conclusione di un primo arco narrativo e porta a casa una trilogia di discreta qualità.

I punti deboli

In questo panorama di guerre civili e nuovi supereroi decisamente scorretti – in cui la figura del supereroe classico viene messa in crisi – X-Men – Apocalisse sembra fuori posto.

L’impostazione è classica, si ritorna all’antagonista dalle fattezze aliene e dai granitici intenti di distruzione, lo schieramento da scegliere, come spettatori, è quasi obbligato. I personaggi già introdotti nei due capitoli precedenti sono ormai fermi sulle loro posizioni – seppure Magneto resti sempre nell’area grigia, oscillando fra desiderio di vendetta e consapevolezza di non poterla far ricadere sugli innocenti – le nuove leve sono tante, si presentano una dopo l’altra e tutto ciò che il film può offrire è un abbozzo di quello che potranno dare solo in seguito.

X-Men – Apocalisse si rivela un film di passaggio, un passaggio di consegne alla nuova generazione, una stabilizzazione che lascia un senso di incompletezza, per chi vorrebbe conoscere a fondo i nuovi protagonisti. Di più, X-Men – Apocalisse arriva dopo Giorni di un futuro passato, ed è lì che la sensazione di essere fuori posto rispetto al panorama attuale si spiega: la loro “guerra civile” gli X-Men l’hanno già avuta, adesso si tratta di capire come gestire la transizione.

Siamo lontani dagli epici scontri fra morali differenti, ma entrambe giustificabili: la storia segue un solco tradizionale, un’impostazione che finisce per scontentare gli spettatori affamati di un nuovo punto di vista su scontri che sanno di già visto.

I punti di forza

Resta un buon parterre di attori, un Fassbender convincente, un Oscar Isaac che nonostante tutto riesce a dare carisma al suo personaggio pesantemente truccato, più di quanto non sia riuscito a Ecclestone e Pace nei ruoli di Malekith e Ronan, e una Sophie Turner rossissima e divorata dai dubbi che incarna bene la giovane Jean Grey.

Resta il fatto che nel suo essere troppo tradizionale X-Men – Apocalisse abbia una trama lineare con una buona tenuta, dimostrando che due ore e mezza di film non sono fatte per aprire troppi fronti narrativi, pena il rischio di eccessiva semplificazione e l’effetto confusionario che sono stati i veri punti deboli di Batman v Superman e Civil War.

E pur essendo un film di transizione, non è una storia sciatta né tirata via: i momenti emozionali non mancano, né gli spunti di riflessione su cosa significhi sentirsi diversi e avere paura dei propri poteri. Brillano particolarmente la sequenza al rallentatore in cui Pietro dà dimostrazione, ancora una volta, dei suoi utili ed esilaranti poteri di super-velocità, nonché il climax finale, un crescendo perfettamente orchestrato che pone fine in maniera epica allo scontro con Apocalisse.

La speranza è che queste premesse non vengano sprecate e che il prossimo capitolo sappia approfondire in modo intelligente e non scontato i nuovi eroi che sono stati messi in campo.