Il "gioco d'azzardo" sempre più spesso può trasformarsiin "ludopatia" e la dipendenza psicologica che riesce a creare può rovinare letteralmente la vita a chi ne viene colto. Si tratta di un fenomeno che può colpire persone di ognietà,titolo di studio e ceto sociale.

Blasting News ha intervistato in esclusiva un giovane di 28 anni, nome di fantasia Federico, residente alle porte di Roma, il quale è stato per diversi anni vittima di questa problematica che ha compromesso fortemente le sue relazioni sociali, oltre ad averlo ridotto sul lastrico dal punto di vista economico.

Federico ha deciso di raccontarci la sua storia affinché altre persone possano evitare di cadere nella stessa trappola.

Dunque Federico, intanto raccontaciun po' chi sei e come sei entrato nella spirale del "gioco d'azzardo".

"Io sono un giovane come tanti. Sono diplomato all'ITI e lavoro in una tipografia. La mia è sempre stata una famiglia normale, senza particolari problemi economici. Sono entrato nel mondo del gioco per il nome che porta "gioco". Solo che ben presto è diventata una cosa seria. Ho iniziato a giocare quando avevo solo 15 anni alle macchinette nelle ricevitorie, poi a 17 annisono passato allescommesse sul calcio e tennis online. Ma pian pianoho iniziato a giocare somme sempre più alte.

Sono arrivato anche a puntare 1000 euroin una singola giocata."

Ti va di raccontarci qualche aneddoto di quel periodo e come è peggiorata la tua vita negli anni della tua dipendenza?

"Una voltaalla vigilia delle vacanze (dovevo andare in Sardegna con degli amici) e dovendo anchepagare l'assicurazione della macchina, presi lo stipendio il giorno 27: i soldi erano giusti giusti per partire e pagare l'assicurazione.

Ma io sonoandato in ricevitoria: mentre ero sul motorino per stradapensavo"Ora vado e gioco solo 100 euro... e se invecegioco tutto? No, è impossibile devo partire dopodomani, mica sono cosi matto". Ecco, io invece sono entrato nella salaalle ore 9del mattino con 800 euro esono uscito alle ore 14 senza un euro. Avevo perso tutto.Considera più in generale che anche quando vincevo, rigiocavo tutto.

Non sai quante volte mi sono ritrovato sul conto più di 7.000 euro di vincite e il giorno dopo non avevo più niente. Anche vincerenon serve:il giorno dopo ti svegli, ricominci a giocaree alla fine perdi. Il tempo ti fregherà sempre:non esiste vincere sempre,è matematicamente impossibile. Se non è oggi,un giocatore accanito i soldi li riperde domani. E' andata avanti per 5 anni. Mi sono anche lasciato con la mia ragazza quando avevo 22 anni, ponendo fine a una storia di ben sette anni, e proprio nell'anno successivo ho letteralmente accelerato sul piano delle scommesse. Quando uno ha il vizio del gioco tutto il resto non conta, ilsenso delle vita diventa l'andarea casa e cercare solo il computerper connettersi e giocare."

Come sei uscito da questa problematica?

Cosa ti senti di dire a tanti giovani come te?

"Non dormivo più, appena mi alzavo pensavo subito a giocare.Sono arrivato sul punto di doverspacciare la droga per coprire i debiti. E lì ho capito che dovevo assolutamente smettere.Io ne sono uscito da solo, con la mia forza di volontà,rimettendo in ordine la mia vita, pensa chenessuno in famiglia sa quello che mi è successo. Forse ne sono uscito proprio perché avevo toccato il fondo. Comunque ora ho la nauseaper il gioco,non riesco più neppurea vedere le quote, i numeriei nomi delle squadre. Credo che i ragazzi che proprio vogliono scommettere per divertirsi dovrebbero porsi un limite, oggi è possibile farlo, imponendosi un massimale, che so di 20 euro alla settimana. E poi fermarsi lì. Ma nessuno dovrebbe provare quello che ho vissuto io."