Ascoltare certe notizie è come cadere dalle nuvole, perché siamo troppo presi dai social network, dal lavoro, dai nostri obiettivi e alle volte ci si dimentica dei tanti lati oscuri di questo mondo. Che moltedonne asiatiche, insieme a quelle africane, valessero meno di un cammello già si sapeva, è un dato di fatto incontestabile. Si sperava però, che con il passare del tempo e conl’aiuto delle organizzazioni internazionali,avrebbero perlomeno acquisito un minimo di diritti eun briciolo di dignità. Invece, nel 2016 in Iran, non è ancora così, ne sono testimoni le tante donne che tutti i giorni a nostra insaputa vengono lapidate, stuprate, umiliate, derise; rimanendo inermi davanti ai loro mariti-padroni.
E’ uno scempio che ormai da anni dilaga in certi paesi, e spesso le organizzazioni internazionali tentano, molte volte invano, un intervento diplomatico.
La vicenda
Siannuncia la possibile messa a morte di Zeinab Sekaanvandche potrebbe essere eseguitaoggi 13 ottobre stesso. Zeinabscappò di casa a soli 15 anni per potersi sposare con il marito Hossein Sarmadi: sognava una vita migliore, un futuro diverso, ma tutte queste speranze si sono spezzate il giorno in cui il marito cominciò a picchiarla e ad abusare di lei. Così la donna si rivolse alla polizia, ma loro, come da copione, non fecero assolutamente niente; chiese il divorzio, ma il maritonon glielo concesse, così la donna tentò inutilmente di tornare dalla famiglia d'origine che ormai l’aveva ripudiata.
Il primo marzo 2012 il marito, Hossein Sarmadi, fu trovato morto; la donna venne arrestata (a soli 17 anni) per 20 giorni e torturata barbaramente. Da lìa poco confessò di aver ucciso il marito. Spesso durante le torture, specie quelle più selvagge, si rischia di dire cose non vere purché il proprio torturatore cessi il suo lavoro.
La donna però, prima del processo ha cambiatola versione dei fatti, indicando il cognato come vero esecutore dell’omicidio. Ha aggiunto, inoltre, di aver subito più volte abusi anche da lui. La corte non le ha creduto, e l’ha condannata alla forca; nonostante gli svariati appelli delle associazioni impegnate nella tutela dei diritti umani, la Repubblica Islamica non sembra voler fare marcia indietro.
Il caso
Il portavoce di Iran Human Rights, Mahmood Amiry-Moghaddam, ha esaminato i documenti del caso, ed è fermamente convinto dell’innocenza di Zeinab, è lui stesso ad affermare che “la scena del crimine non è mai stata ricostruita, la corte non ha prestato attenzione alle prove che indicavano che non può essere lei la vera assassina”. Il caso ha in sé non poche irregolarità, le prove sono state ignorate, ed è stata accusata una donna, con molte probabilità innocente, che rischia di morire invano.
Inoltre, condannare una minorenne alla pena capitale è una violazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia,che lo stesso Iran hafirmato. Invano, in quantosi continuano a punire con pena capitale adulti e bambini.
Il destino della giovane donna è ancora da decidersi, l'unica pallida speranza è vedere l'ulteriore intervento delle associazioni internazionali e sperare che la Repubblica Islamica risparmi la vita diZeinab Sekaanvand.