La stagione di f1 che volge al termine è contrassegnata da un grande segno "meno" nella storia della Ferrari. Anzi, si può affermare senza aver timore di esagerare che si tratta del campionato più deludente degli ultimi 3 anni, non per i singoli risultati ottenuti ma per le aspettative che si erano create sulla Rossa alla vigilia della prima gara in Australia.

Risultati sempre più al ribasso gara dopo gara

Doveva essere, infatti, il Mondiale della definitiva riscossa dopo le incoraggianti premesse del 2015, della sfida iridata alla Mercedes se non ad armi pari almeno a distanza molto ravvicinata.

Invece, a una gara dal termine, ci si ritrova con un Cavallino annaspante più che rampante, capace solo di firmare anonimi piazzamenti in zona punti senza mai avere la qualità per inserirsi nella lotta al vertice. L'unica volta che ciò è accaduto, in Australia e in Canada, tra errori di valutazione ai box ed errate strategie, in Ferrari sono stati in grado di sbagliare un calcio di rigore per poi piombare nell'incosistenza più completa dalla seconda metà del campionato prendendo bastonate sia dalla Mercedes che dalla rediviva Red Bull. In tutto ciò, per gli scarsi risultati in pista, il vertice della Ferrari non ha fatto di meglio che silurare il direttore tecnico James Allison sostituito con l'inesperto (in questo settore) Matteo Binotto, dopo che sull'inglese aveva fatto una scommessa a lungo termine.

A ciò si aggiungono altre scelte discutibili sull'organigramma tecnico volte più a valorizzare le risorse interne, anche a costo di pagare un grosso scotto di inesperienza. Decisioni che sembrano dettate più dall'impulsività e da un'eccessiva risolutezza al limite sella supponenza piuttosto che da una valutazione oculata della situazione.

Marchionne è il Presidente ideale?

A questo punto urge una riflessione perché per poter svolgere al meglio il ruolo di Presidente di una scuderia di F1 e, in questo caso, si tratta del team più famoso al mondo, occorre essere un uomo di questo sport, che ne ha respirato o che ne respira l'odore oppure che abbia la predisposizione a respirarlo.

Non ci si può improvvisare. Non basta essere uno "squalo" della finanza e dell'economia per portare le proprie vetture davanti a tutti in pista. Bisogna anche avere tanta cultura sportiva e conoscere le dinamiche del mondo in cui s'intende agire. Se non si possiede, bisognerebbe farsi consigliare (e bene) e avere l'umiltà di imparare. Sergio Marchionne non si è mai occupato di F1 prima d'ora mentre Luca di Montezemolo ha vissuto all'interno della scuderia Ferrari da quando era molto giovane, prima ancora era stato pilota, è stato direttore sportivo alla Rossa vivendo a stretto contatto con Enzo Ferrari, ha toccato con mano tutti gli aspetti della F1, della cui storia è un importante rappresentante. Sotto la sua guida, a Maranello sono arrivati 5 titoli Piloti e 7 Costruttori. Difficile credere che successi così significativi siano delle casualità.