Facciamo un gioco: non importa quanti anni abbiate, ma dovendo far riferimento ai grandi del passato, tra il ‘70 e gli anni ‘80, qual è il cantante che vorreste poter riportare in vita?Se mi fermo a pensare alla musica e a quegli artisti che hanno lasciato il grande segno nella mia vita il primo nome, quello che invade la mia mente, è il Re dei re: Freddie Mercury. Non è solo una questione di musica, perché pur amando i queen, ho sempre visto in lui la perfetta essenza del musicista, capace di pronunciare parole tristi, profonde e avvicinarlea performance devastanti ed energiche, uniche, dove il suo carisma riusciva a surclassare tutto, facendo anche divertire.

Avevo 9 anni la prima volta che ascoltai “Bohemian Rhapsody”, brano che per me era messaggio di allegria: mi alzavo, urlavo parole incomprensibili convinta di seguire il testo e ballavo come una pazza. Poi si cresce e si scopre che la mia gioia era infondata: iltesto racconta la storia di un ragazzo che confessa alla madre di aver commesso un omicidio per il quale sarà condannato a morte. Freddie era questo, sapeva lanciare messaggi importanti con grande carica, era ben lontano dall’essere malinconico quando saliva sul palco.

Freddie Mercury: “Se devi fare una cosa, falla con stile"

Nell’idea che mi sono fatta quella canzone avrebbe potuto rappresentare qualcosa di molto importante e significativo anche per lui: Freddie era omosessualee questo avrebbe creato non pochi problemi nel suo rapportocon la madre e il padre, che erano fedeli allo Zoroastrismo, una religione che ovviamente non giustificava l’omosessualità.

Come è stato raccontato da parenti e amici Mercury era motivo di imbarazzo per i suoi cari. Personaggio amato, venerato ma anche criticato non solo per la sua passione per gli uomini, ma soprattutto per aver tenuto celata una malattia come l’AIDS per tanti, troppi anni, facendosi poi condurre alla morte, avvenuta a soli 45 anni il 24 novembre 1991.

Sono trascorsi 25 anni da allora ma la sua voce, la sua fama non si arrestano.“Non voglio cambiare il mondo, le mie canzoni esprimono le sensazioniche ho provato".

La morte di Mercury, nascosta anche ai Queen

Il capitolo più tragico è quello legato alla sua malattia, abilmente nascosta ai suoi amici e colleghi dei Queen fino al 1989: in seguito ad un esame venne riscontrata la sua positività all’HIV e subito dopo venne diagnosticato l’AIDS.

Ormai non vi erano dubbi: facendosi coraggio Freddie decise di parlare con i suoi amici più stretti ritirandosi nel suo privato; si giustificò dicendo solamente che a 40 anni un uomo non poteva continuare a saltellare sul palco indossando una calzamaglia. La notizia finì in prima pagina, la gente mormorava e i media ipotizzarono subito che potesse essere malato, ovviamente però non vi erano prove per sostenere questa loro ipotesi, fatta eccezione di alcune interviste rilasciate da parte di uomini che erano stati i suoi amanti in quegli anni. Qualcosa doveva pur esserci per sospendere improvvisamente il Tour con la band! Non appariva più in pubblico, a meno che non si trattasse di eventi davvero particolari: il suo ultimo saluto al pubblico avvenne nel Febbraio 1990 in occasione dei Brit Awards.

Il vero addio, anche se al tempo nessuno poteva immaginare fosse un addio, è immortalato nel videoclip del brano “These Are the Days of Our Lives”, dove appare magro, scavato in volto dalla sua incontrastabile malattia. Lui di certo sapeva che sarebbe stato un addio, tanto che scelse di far pubblicare il singolo, tratto dall’album “Innuendo”, solo dopo la sua morte.

"Mi piace pensare di essere stato solo me stesso", diceva lui.God Save the Queen. God saveFreddie Mercury, dico io.