Il principale slogan elettorale a favore del SI al referendum costituzionale è rappresentato dalla presunta riduzione dei costi della politica e delle istituzioni.

Ma il 4 dicembre non si voterà su questo. La riduzione dei costi potrebbe solo essere un effetto, non è una certezza. Tutt'altro. E' solo uno slogan elettorale, anche se il quesito referendario, che dovrebbe essere imparziale, parla di contenimento dei costi delle istituzioni.

Il risparmio, secondo i sostenitori del SI, deriverebbe dalla riforma del Senato, dall'abolizione del CNEL e da nuove regole per l'indennità dei Consiglieri regionali.

Proviamo a vedere se davvero i costi delle istituzioni diminuirebbero se vincesse il SI.

Soppressione del CNEL

Sentiamo dire che l'Italia è l'unico Paese al mondo col bicameralismo perfetto, ma parlando di CNEL si omette di dire che ben oltre 80 Paesi nel mondo hanno un organismo simile (i comitati economico-sociali). Siamo sicuri che sia inutile? Pochi sanno cos'è e a cosa serve e questo favorisce la tesi della sua inutilità. Se qualcuno proponesse l'abolizione di Inps, Corte Costituzionale, l'Agenzia delle Entrate, ecc... la cosa avrebbe suscitato più clamore.

Senza addentrarci sull'opportunità di mantenerlo o sopprimerlo, parlando di costi, il CNEL attualmente costa in totale 8,9 milioni all'anno, non 20 come dicono i promotori del SI.

Sono briciole rispetto ai costi della Camera dei Deputati, che costa 1 miliardo all'anno ed è rimasta indenne dalla riforma, così come indennità e privilegi dei suoi 630 deputati.

Tornando al CNEL, che fine farebbe il personale? Probabilmente sarebbe riassunto presso un'altra pubblica amministrazione. Inoltre la l'attuale sede del CNEL continuerebbe ed essere mantenuta dallo Stato.

In soldoni, secondo una stima, il risparmio si ridurrebbe ad appena 3 milioni all'anno.

Il Senato

Il Senato non verrebbe abolito; sarebbe semplicemente composto da un numero minore dei senatori, ridotti a 100, i quali, secondo i pro riforma, non percepirebbero alcun compenso aggiuntivo. Ma nessuna norma esclude il contrario.

Dovremmo chiederci quale Consigliere regionale o Sindaco, da sud a nord, sarà disposto a recarsi a Roma a proprio spese ogni settimana, senza rimborsi e benefit per fare il senatore.

E' chiaro che una legge disciplinerà rimborsi ed emolumenti destinati ai senatori. Non si chiamerà “indennità” o “compenso”, avrà un altro nome, ma nessuno farà il senatore a proprie spese.

La Camera, invece, continuerà ad essere composta da 630 deputati che verranno risparmiati dai tagli alla spesa. In pratica avremmo 730 parlamentari anziché 945 (oltre senatori a vita).

I Consiglieri regionali

Anche la sforbiciata sui Consiglieri regionali non sembra essere né chiara né particolarmente parsimoniosa. Nelle norme transitorie è previsto 'i consiglieri regionali non potranno percepire un’indennità più alta di quella del sindaco del capoluogo di regione' e che sarà una legge successiva a stabilirla.

Inoltre non viene chiarito che fine farebbero i rimborsi e gli altri emolumenti diversi dall'indennità.

Per contenere i costi non serve la riforma costituzionale

Bastano leggi ordinarie per ridurre costi istituzionali e inutili sprechi. Non serve stravolgere la Costituzione. Non è la Costituzione a impedire il taglio di indennità e privilegi di politici regionali e statali. La riduzione dei costi della politica è solo un pretesto per far passare tutto il resto. Un proverbio americano dice: 'non è possibile che il tacchino imbandisca il pranzo del Ringraziamento'.