Un lunedì sera come tanti, anzi no perché stasera svestirò i miei abituali panni da vecchio eremita del monte Neflix e mi darò alla vita sociale, quella vera con persone, troppe parole, sudore e nuvole di fumo. Non sarà facile, ma ho un biglietto per il concerto di uno dei miei rapper preferiti e ci devo provare. I bookmaker quotano un mio ritardo superiore ai venti minuti ad 1,15 e io non deludo mai i miei fan. Il mio amico M., già fuori dal club, non apprezza ma sa con chi ha a che fare. Piccola annotazione, i giga sullo smartphone sono solo un lontano ricordo e, per una sera, sarò un cavernicolo armato di soli sms.
Poco male, i messaggi e le immagini indecenti degli ignoranti gruppi Whatsapp possono aspettare. E che sarà mai?
Ah, vi ho detto che è Lunedì 16 Dicembre e che siamo a Berlino?
Non sono nemmeno le otto, ma il club è già popolato e dopo una birra di riscaldamento, io ed M. decidiamo di entrare e testare il polso della situazione all'interno. Non sono mai a mio agio nella ressa, ma sono in missione per la musica e dopotutto il locale non è così pieno. Non come un concerto di Vasco o Ligabue, misteri della psiche umana. Gli artisti di supporto aprono la scena e nonostante siano un po' pacchiani nello stile la serata scivola via piacevolmente in attesa del piatto forte. M. è distratto, smanetta con lo smartphone e d'istinto prendo il mio dalla tasca, dimenticando che senza connessione non è altro che un costosissimo luccicante fermacarte.
E non ho documenti tra le mani al momento. Lo riposo con l'aria del poveraccio, mentre M, mi dice che è successo qualcosa in città. Sembra ci sia stato un incidente nei pressi di un mercatino di Natale vicino a Kurfürstendamm, un camion o qualcosa del genere avrebbe perso il controllo e ci sarebbero stati dei danni. Sono le nove passate.
E lo Spaß dove sta?!
La situazione non è chiara e io ed M. decidiamo di defilarci e tentare di capirci qualcosa. Gli aggiornamenti sono continui ma confusi fino alla svolta: sembra si sia trattato di un attentato terroristico.
I particolari aumentano col passare dei minuti, un tir sarebbe piombato, intenzionalmente, ad alta velocità sulla gente che affollava uno dei mercatini più famosi del quartiere di Mitte.
Siamo già a sei morti e più di trenta feriti, ma attorno a noi i bassi battono incessanti e le teste si muovono avanti e indietro in un modo ipnotico. Vedo più di un viso illuminato dal display a LED, amoled o che so, ma è solo un attimo, si spengono subito dopo e tornano a nascondersi nelle buie tasche dei jeans come la polvere sotto il tappeto. Il bilancio si aggrava, ma qui si beve, si balla, si ciancica una strofa con improbabile slang. Io e M. siamo in una bolla, in un limbo, confusi dalla situazione surreale. Gli organizzatori non menzionano l'accaduto, nonostante la gravità della situazione e la necessità di contattare amici e parenti. The show must go on. Il tempo si è fermato e nessuno sembra rendersene conto.
Come direbbe Mourinho "non è problema mio!"
È l'una passata, il concerto è finito, ma il ricordo è offuscato come un sogno di prima mattina. Io ed M. fermiamo un gruppo di ragazzi entusiasti sulla ventina discutendo di quello che è accaduto a meno di dieci chilometri di distanza da quel club. Una serie di luoghi comuni interminabili fino a che uno dei ragazzi dice sinceramente: "E io che ci posso fare?! Erano due mesi che aspettavo questo concerto!" Beh, come dargli torto.